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I Comunisti di Prodi: "Stalin meglio di Bush"

Nostalgico

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Selo avesse saputo, ne siamo certi, il «grillo parlante» dei Comunisti Italiani (che non perde occasione per intervenire sulla polemica del giorno o, più spesso, di provocarla) non avrebbe detto quello che ha detto. Avrebbe avuto più clemenza. Ci avrebbe risparmiato gli elogi alla dittatura del «baffone» e anche improbabili paragoni tra la nomenclatura bolscevica e i leader della democrazia occidentale. Invece non sapeva, evidentemente. Quindi, non ci ha risparmiato. D'altra parte, il revisionismo storico, che in genere è «di destra», non contagia i «sinistri». Ed ecco allora che Marco Rizzo, in occasione del novantesimo anniversario della rivoluzione russa, coglie il destro (ci perdoni l'espressione) di lanciare un accorato appello in favore di una mummia: «La figura di Lenin va assolutamente rivalutata, ha unito la capacità dell'intellettuale e di grande teorico a quella del rivoluzionario di professione - spiega ad Affaritaliani.it - Se dovessimo guardare a che cosa è successo dopo Lenin, attualmente, forse solo uno come Fidel può arrivare a quella forza». Subito dopo l'europarlamentare si lancia in un ardito confronto tra il tiranno d'acciaio e il presidente degli Stati Uniti: «Non ho dubbi - precisa - meglio Stalin di Bush». Non avevamo dubbi che il dubbio fosse lontano dalla formazione politico-culturale di Marco, che non ha mancato di motivare le sue (scontate anche queste) preferenze: «Certo, il confronto va sempre fatto in contesti storici e geopolitici simili, ma da questo punto di vista, guardando gli interessi della moltitudine che abita il pianeta... meglio Stalin di Bush. Perché il capitalismo di Bush, tra guerre e morti per fame, che non si contano mai, è più dannoso di quello che ha fatto Stalin». La difficoltà di scollamento dal passato (la coerenza non significa non cambiare mai idea ma non rinnegare i valori alla base della nostra visione della vita) del paleocomunista Rizzo, però, s'incrina appena appena quando, probabilmente in un impeto di obiettività retroattiva, azzarda a definire Giuseppe Stalin «un personaggio contraddittorio». È solo un cedimento momentaneo, però. Il rossissimo Rizzo si riprende velocemente e aggiunge: «Ma va inquadrato in quel contesto geopolitico». Infatti, lui non la pensa «come Bertinotti». Quel revisionista di ex leader rifondarolo «vuole buttare tutto il '900» e dimentica (l'incauto!) che «in quel periodo c'erano Hitler, la guerra di Spagna e gli americani che buttavano la bomba atomica». E non si capisce se è peggio chi vuole gettar via un secolo intero o chi ha bombardato Nagasaki e Hiroshima. Ma l'ineffabile coordinatore del Pdci non si ferma qui. E, lasciando trapelare una comprensibile indignazione, sbotta: «Molti cercano di fare il paragone fra nazismo e comunismo e sostanzialmente tra Hitler e Stalin». Una cosa che non sta né in cielo né in terra, ritiene Rizzo. Infatti quello che conta è il fine, non i mezzi. E «Hitler aveva come obiettivo lo sterminio di un'intera razza e la morte delle persone». Stalin, al contrario, «l'ha praticata, ma come obiettivo aveva la costruzione di una società giusta. Se dovessimo parlare di Stalin - chiosa il nostro - il comunismo può aver sbagliato ma non è sbagliato». Come non dargli ragione. Il nazista Adolfo fece uccidere ben 11 milioni di ebrei, comunisti, zingari e omosessuali. Il bolscevico Giuseppe, invece, secondo gli storici ha totalizzato «soltanto» (le virgolette sono «dedicate» a Marco) otto milioni e mezzo di morti. Per concludere, sebbene con l'intervista abbia dimostrato il contrario, Rizzo assicura di essere «realista», perché se dicesse «che oggi» in Italia «servirebbe una rivoluzione dovrebbero chiamare l'ambulanza». Marco forse non lo sa. Ma sta arrivando.

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