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Prodi cerca l'accordo con l'ala radicale, Ferrero chiede modifiche

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Dirsi tranquillo anche quando la maggioranza perde pezzi e va sotto nelle votazioni in Parlamento e far finta di niente quando i suoi ministri minacciano di scendere in piazza contro il loro stesso governo è una peculiare caratteristica «comunicativa» del Professore. E pure di fronte alle evidenti tensioni fra Romania e Italia sulla questione delle espulsioni, Romano Prodi ha scelto questa strada. Nonostante le polemiche e una visita urgente del primo ministro romeno Calin Popescu Tariceanu domani a Palazzo Chigi, il premier assicura che tra Roma e Bucarest non c'è «nessuna frizione diplomatica», bensì la volontà di lavorare insieme per gestire l'emergenza criminalità e governare i flussi migratori. In mattinata, dopo la secca bocciatura di ieri del presidente romeno Traian Basescu del decreto sicurezza italiano liquidato come «improvvisato» e «iniquo», Prodi ha avuto un lungo colloquio telefonico proprio con il capo di Stato romeno sul dossier espulsioni. Il presidente del Consiglio ha spiegato a Basescu di ritenere il decreto «giusto e doveroso». Ma ha aggiunto che altrettanto «giusto e doveroso» è «cooperare» con le autorità romene e soprattutto evitare il rischio - reale - di «derive xenofobe» che preoccupano Bucarest. In sostanza, Prodi ha fatto sapere infatti di ritenere «legittima» la richiesta di Tariceanu di «tutelare» la comunità romena in Italia, perchè quello che un Paese europeo non può permettersi «è la criminalizzazione di un popolo intero per colpa di un singolo o di una minoranza». Sono gli stessi concetti che il Professore ripeterà domani al suo omologo romeno: i due studieranno nel dettaglio il potenziamento delle strutture di collegamento del Viminale a Bucarest e tra le polizie di frontiera per controllare meglio i punti nevralgici del confine occidentale romeno e della nostra frontiera nord-orientale. Una soluzione che ovviamente andrà inquadrata in una più ampia iniziativa europea per regolare al meglio i flussi romeni verso il resto d'Europa. E da Bucarest si apprende che altri trenta poliziotti si occuperanno della lotta alla criminalità romena in Italia. Oggi, poi, il ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani volerà in Romania per una missione economica programmata da tempo durante la quale però il ministro ha avuto mandato da Prodi di affrontare con le autorità romene il dossier sicurezza. «Cercheremo di far intendere ai nostri amici romeni che condanneremo ogni forma di xenofobia, ma allo stesso tempo respingeremo e allontaneremo tutti gli immigrati, di qualsiasi nazionalità essi siano, che violino gravemente i principi di legalità e convivenza civile», ha spiegato Bersani, aggiungendo di aspettarsi «collaborazione» dai suoi interlocutori. Intanto la sinistra radicale va all'attacco del decreto. Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha proposto ieri a Prodi di modificare il decreto sulla sicurezza «reintroducendo da un lato le norme della legge Mancino contro il razzismo e dall'altro definendo in modo chiaro, e in base alla nostra Costituzione, quali forme di espulsioni individuali può prevedere il decreto stesso». E il senatore Cesare Salvi, di Sinistra democratica, ribadisce le sue perplessità sul provvedimento, sostenendo che presenta profili di incostituzionalità.

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