Il Cav: "C'è chi alza la posta. Tranquilli, Prodi cadrà"
Sealla Camera e al Senato si fa a gara sugli sfottò al Cavaliere e sul suo bluff, il leader della Cdl in privato continua ad essere più che mai tranquillo. Ai suoi ha fatto una premessa: «Vi avevo detto che il governo non sarebbe caduto sulle pregiudiziali e così è stato». E una raccomandazione: «Adesso iniziano dieci giorni delicatissimi, l'importante è restare in silenzio. Ogni parola può essere determinante». Non tutti la rispettano. La maggioranza comunque al Senato tiene. Non solo, ma si è presentata al gran completo ben oltre le previsioni. E non ci sono segni di rottura, tantomeno di logoramento. I fedelissimi che non seguono gli ordini del Cav raccontano che nei vertici ristretti qualcuno ha fatto notare la compattezza dell'Unione. Insomma, nessuno ha fatto capire di essere lui a rompere: «C'è chi sta alzando la posta», ha risposto Berlusconi. E sibillino ha aggiunto: «Aveva detto che mandava a casa Prodi e ora dice che non può farlo. Se lo fa qualcun altro, lui va dietro, ma la prima coltellata non può essere la sua». Chi sentiva quelle parole ha creduto che il riferimento fosse Lamberto Dini. Si vedrà. Il leader del centrodestra ha rassicurato tutti: «Tranquilli, sono più di dieci ad essere con noi». Nel computo per esempio Berlusconi include anche un senatore a vita, che dovrebbe essere Sergio Pininfarina. La Svp, partito con il quale ci sarebbe un accordo più vasto: non solo il voto decisivo in Senato. I tre diniani evidentemente, forse Bordon e Manzione. E altri tre non noti: «Domenica sera sono dovuto tornare a Roma per andare lunedì all'assemblea della Cisl. Il segretario Bonanni voleva un segnale chiaro di disponibilità, la mia presenza. Sapete - ha detto ancora ai suoi -, hanno tre voti sicuri al Senato». Ieri il Cav ha moderato i termini. È andato a inaugurare l'Eicma, l'esposizione internazionale del ciclo e del motociclo, e s'è limitato a una battuta: «Il governo? Non mi sembra molto in sella», ha detto. Poi ha chiacchierato a pranzo con una quarantina fra rappresentanti della Fiera e imprenditori (come Roberto e Matteo Colaninno di Piaggio, Gabriele del Torchio di Ducati, Antonino Malaguti, Renato Di Rocco, presidente della federazione ciclistica italiana, e anche l'assessore all'Ambiente del Comune di Milano, Edoardo Croci). E lì s'è fatto scappare qualcosina. Per esempio di essere favorevole a un accordo di buon governo con l'ala meno radicale della sinistra, rilanciando in qualche modo, secondo chi lo ascoltava, l'ipotesi di un governo istituzionale per fare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Il portavoce Paolo Bonaiuti s'è affrettato subito a correggere: «Il presidente Berlusconi - ha affermato - si riferiva, come è ovvio, all'offerta fatta all'indomani delle elezioni, quando il risultato rese chiaro che l'Italia era divisa in due. Ma oggi quell'ipotesi non esiste più. Non ci sono le condizioni per un governo istituzionale».