«I rom? Un popolo violento»
Sotto Palazzo Chigi i tecnici delle tv iniziano a montare le telecamere sui cavalletti, mentre i giornalisti danno disposizioni ai collaborati. In una mano l'ennesima sigaretta, nell'altra il cellulare che continua a squillare. Piazza Colonna, circondata da decine di poliziotti, è in fermento. In un angolo, sotto il colonnato di Palazzo Wedekind, una decina di giornalisti della stampa romena fanno una pausa, chiacchierando fra loro. Ma l'umore non è dei migliori. Una giornalista dell'emittente romena Pro Tv racconta il suo scontento, e dice di rappresentare l'opinione di molti suoi connazionali: «Non siamo affatto contenti di come l'Italia ha voluto generalizzare su questo problema. Possiamo capire quello che avete provato quando quella ragazza è morta - spiega l'inviata di Pro Tv, riferendosi all'omicidio della Reggiani - ma non è giusto prendersela con un Paese intero. Il nostro è un Paese buono, dovete fare una distinzione quando parlate di problemi o fate le leggi. Soprattutto rispetto a quello che molti dei vostri politici hanno detto. Le misure che volete attuare sono eccessive. Guardate che in Romania ci sono anche tanti italiani che sono dei delinquenti». La discussione si accende. Sia alcuni politici, che la stampa italiana hanno dipinto i romeni come un popolo barbaro, è la sintesi dello sfogo dei giornalisti. Nichi-Marius Saizu, dell'emittente Prima Tv, non ce la fa più. E sbotta: «I romeni sono arrivati da cinque anni in Italia e i vostri politici parlano di espulsioni di massa. Ma forse vi scordate di quello che hanno fatto gli italiani quando sono migrati in America», spiega Saizu che comunque riconosce anche il disagio che può provare il cittadino italiano quando è alle prese coi rom. Ma la complessità di un problema ormai in formato europeo, sembra interessare da vicino anche la loro terra. «È vero. Questi rom sono delle persone pericolose - spiega una giornalista romena che preferisce non rivelare il suo nome per non essere accusata di razzisimo - Da noi la situazione non si è risolta. Vivono nel nostro Paese nelle baracche come da voi. È un popolo cattivo, che ruba e fa del male. E vi prego, non confondeteli con noi». Tornano a squillare i cellulari. Bisogna prepararsi per la conferenza stampa dei due premier. La stampa romena farà il suo lavoro e tornerà in patria entro sera. «Anche se fossimo rimasti un giorno in più in Italia, non avremmo girato la città. Temiamo che la gente ci guardi male se ci sente parlare in romeno».