Paolo Zappitelli [email protected] Il «figliol ...
Qualche avvisaglia si era già vista nelle settimane passate, quando dentro il partito in molti avevano capito che il «capo» si stava attrezzando, armi e bagagli, a riaccomodarsi nel salotto del Cavaliere, dopo avergli sparato addosso per oltre un anno. Ma ieri, in un'intervista al «Corriere della Sera» sul problema della sicurezza, ha pronunciato una frase che non diceva da tempo: «Sono in piena sintonia con la Cdl». In più, sempre ieri, è tornato a partecipare a un vertice con tutti i leader del centrodestra, da Bossi a Fini a Gianfranco Rotondi. Riunione convocata da Berlusconi con l'obiettivo di compattare tutto il centrodestra su una posizione unica sul ddl sulla sicurezza. Casini non partecipava a incontri della Cdl da oltre un anno e ieri al vertice è stato accolto da un applauso. «Anche se non si sa — ha chiosato il segretario del Pri Francesco Nucara, anche lui presente alla riunione — se era per il ritorno o per il matrimonio». Ma sono soprattutto le parole del leader dell'Udc che testimoniano il suo dietrofront rispetto all'idea della «traversata nel deserto» annunciata oltre un anno fa per smarcarsi da Silvio Berlusconi. «La Cdl sarà unita in questa battaglia», ha spiegato uscendo da palazzo Grazioli. E ancora: «Non sono ammessi distinguo nella Cdl, bisogna agire insieme». Per la «Casa delle Libertà» Pier Ferdinando Casini aveva invece recitato il de profundis più o meno un anno fa. «La Cdl è finita — aveva dichiarato in un'intervista del 1 ottobre del 2006 a «Il Resto del Carlino» — Non l'ho detto solo io, lo hanno detto tutti«. E ancora: «Berlusconi ha avuto tantissimi meriti, che sarebbe profondamente ingiusto disconoscere. Ma ci sono anche i limiti che ciascuno di noi vede. E tra questi il modo in cui oggi si fa opposizione». Concetto ribadito il 27 gennaio alla festa sulla neve dell'Udc a Sestola: «La Cdl è ferma a una formula vecchia di 15 anni per la quale sono state proposte solo variazioni folcloristiche. L'Italia è l'unico Paese dove chi perde le elezioni ripropone uno schema vecchio di 15 anni. Io non la penso così». E un mese prima, a dicembre, in uno dei tanti «duelli» con il Cavaliere, aveva sparato a zero contro il leader di Forza Italia: «Berlusconi è entrato nella politica italiana come un gigante e ha venduto benissimo il suo prodotto in questi dieci anni. Però, pur essendo un grande venditore è meno costruttore di politica». E ancora a marzo aveva ribadito la sua scelta di restare fuori della Cdl: «Se Berlusconi e Fini andranno al Quirinale a chiedere la crisi di governo, andranno senza di me. Se devo salire al Quirinale ci andrò con le mie gambe e con gli amici dell'Udc». Poi, dalla fine dell'estate «Pierfurby» come lo hanno soprannominato alleati e avversari ha cambiato idea. E lentamente è tornato a flirtare con il Cavaliere. Una scelta che però non convince una parte dell'Udc non propria di minoranza, quella che fa capo a Mario Baccini e Bruno Tabacci. I quali non hanno molta voglia di morire berlusconiani. E sotto sotto gli stanno preparando la fronda.