«La Finanziaria passa Poi riduciamo le tasse»

Non lo dice esplicitamente ma fa intendere che il dibattito sulla manovra sarà utile anche per definire gli equilibri all'interno della maggioranza e le possibili alleanze del Partito democratico. La Finanziaria è alla prova decisiva. Si va verso la fiducia o la maggioranza alla fine riuscirà a venirne fuori senza prove di forza? «Senza nascondermi le difficoltà di una coalizione fragile con i numeri contati al Senato, sono un inguaribile ottimista. Penso che la Finanziaria verrà approvata insieme al protocollo sul welfare e con il passare del tempo i contenuti sociali e a sostegno della competitività attuati dal governo verranno sempre più apprezzati dai cittadini e dalle imprese. Mi rendo conto che questo governo ha l'handicap rappresentato dal livello di litigiosità e contrapposizione al suo interno che non solo non manda un segnale di unità ma che impedisce che arrivino i buoni contenuti delle nostre iniziative». Ma proprio l'alta litigiosità suggerirebbe di evitare scivoloni. La fiducia non sarebbe lo sbocco più facile? «La fiducia è un'estrema ratio. Si valuterà al momento opportuno. Fin qui governo ha superato tutte le prove». Ma da dove vengono i pericoli maggiori, dalla sinistra radicale o dai centristi? «Le difficoltà si manifestano a fasi alterne. Se si tira la corda da un lato inevitabilmente c'è chi tira la corda dal lato opposto. Per questo io da mesi suggerisco un comportamento saggio cioè mantenere la rotta stabilita con i contenuti della Finanziaria e del protocollo altrimenti c'è il rischio di rompere il delicato equilibrio e si ottiene un effetto controproducente da parte di coloro che vogliono aiutare la parte più debole del paese e finiscono per peggiorare il risultato. Se il protocollo non passa, sia chiaro, torna la legge Maroni sulle pensioni». Il dibattito sulla Finanziaria sarà la cartina tornasole per verificare le possibili alleanze del Partito democratico? «Con la Finanziaria si verifica in primo luogo la capacità di tenuta del governo e in essa il ruolo di equilibrio che può svolgere il Pd. Le future alleanze saranno il risultato di un dibattito politico, di un congresso e di una nuova eventuale elezione. Non mi pare che tutto questo sia all'ordine del giorno. Non c'è dubbio che l'approvazione del Finanziaria sarà la chiave di volta per verificare la funzione che il Pd potrà svolgere». Per il protocollo sul welfare non c'è il rischio di stravolgimenti sotto il pressing della sinistra radicale? «È un timore che non ho. Del resto il presidente della commissione Lavoro Gianni Pagliarini del Pdci pur rivendicando cambiamenti nel Parlamento, ha sempre parlato di un'azione nel solco del protocollo. Mi pare quindi che nessuno pensi a stravolgimenti». È possibile che il governo con un emendamento introduca misure per migliorare il potere d'acquisto dei salari? «Il problema delle retribuzioni è all'ordine del giorno ma le risorse oggi disponibili sono già state impiegate a vantaggio di una forte azione sociale che va dal miglioramento delle pensioni e dei redditi più bassi, al sostegno per l'affitto della casa e per le misure di tutela previdenziale per i più giovani. Spazi per nuove risorse non ne vedo ma questo non significa che non sia all'ordine del giorno nel medio periodo. Nell'immediato non ci sono risorse per ridurre la pressione fiscale sui salari». Che bisognerebbe fare per aumentare i salari? «Da una parte occorre una efficace azione contrattuale e dall'altra un'azione di riduzione della tassazione, la restituzione del drenaggio fiscale e la revisione delle aliquote sul lavoro». Se non con la Finanziaria quando pensate di affrontare il problema salari? «Dal prossimo anno bisognerà soffermarsi su questo tema. Pur essendo materia a disposizione delle parti sociali auspico la revisione del modello contrattuale del '93. Le retribuzioni hanno perso terreno negli ultimi anni a causa dei ritardi del rinnovo contrattuale, della mancata restituzione del drenaggio fiscale e della produttività, rimasta nelle mani delle imprese. Questo impone una manutenzione del sistema. Non va messo in discussione il meccanismo dei due livelli contrattuali ma riterrei utile un ritorno a una cadenza del rinnovo dei contratti pubblici e privati triennale, anzichè biennale. Va ascoltato il suggerimento delle parti sociali che sottolineano che esistono troppi contratti di lavoro che vanno accorpati». Come dovrebbe essere la nuova tipologia contrattuale? «Il contratto nazionale dovrà continuare a affrontare la normativa e il salario. Per la normativa va utilizzata una quota di produttività. Il salario nei contratti nazionali deve recuperare le perdite di potere d'acquisto che derivano dall'inflazione. Questo vuol dire che l'inflazione programmata deve essere vicina a quella reale. Va ampiato lo spazio del salario di produttività negoziato all'interno dell'azienda o del territorio». Nella prossima campagna elettorale (ci state già pensando?) che posto avrà il lavoro? «Non mi sento in campagna elettorale e sono sicuro che il governo durerà. In ogni caso penso che ci sia bisogno di continuare a concentrare l'attenzione sui temi della lotta al lavoro nero e al precariato e sulle retribuzioni».