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I nomadi si autoregolano: «Non fate entrare i delinquenti»

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«Qui siamo circa 800 anime. Lavoriamo, vendiamo il ferro vecchio, i nostri prodotti artigianali esposti in un mercatino domenicale. Siamo rom e non siamo romeni - precisa - Abbiamo la nostra cultura, la nostra tradizione, il nostro codice d'onore. Ci può anche essere qualcuno che fa cose che non dovrebbe, che per esempio ruba. Ripeto, potrebbe esserci qualcuno. Ma un rom non tocca donne e nemmeno bambini. Quello cioè che fanno i romeni, i quali invece picchiano a morte le donne, le stuprano e non fanno distinzione tra vecchi e giovani. Questi - dice - sono bastardi. La polizia dovrebbe darli a noi, sapremmo come trattarli, cosa farci. La nostra proposta? Vogliamo fissare un regolamento chiaro e inviolabile, che deve essere valido per chiunque si trovi a vivere sotto i nostri tetti: non bisogna mandare i bambini a chiedere l'elemosina, non bisogna delinquere, chi entra nei campi deve dimostrare di guadagnare onestamente i suoi soldi. Già ho parlato con i portavoce dei gruppi di varie nazionalità che si trovano nel campo: macedoni, kosovari e bosniaci. Il rappresentante dei montenegrini sono io. I romeni? Qui non ci sono. Anche se alcuni rom possono essere nati in Romania non hanno certo la stessa cultura. Non possiamo essere confusi con loro. Lo ripeto. Qui nel campo non ci sono romeni. Ci sono magari ragazzi di colore, persone che cercano di sbarcare il lunario vendendo qualche cd. Ma niente di più. Qui lavoriamo». Naio Adzdvic fa il leader e l'intellettuale. Nel 2005 ha pubblicato un libro «Rom, il popolo invisibile», dell'editore Palombi. «Perché siamo invisibili? Perché quando nasce un nostro figlio non può avere la nazionalità dei suoi genitori: dovrebbe essere iscritto negli uffici anagrafici di quel paese. Ma nemmeno hanno la nazionalità italiana. Sono invisibili. E allora, una volta grandi, come potranno avere un lavoro, un futuro? Oggi frequentano la scuola: ogni mattina viene a prenderli il personale della cooperativa Capo d'Arco. Loro studiano, giocano coi propri compagni di classe. Sulla carta però restano degli invisibili, non esistono». Naio ricorda quando era sottotenente e gli diedero l'ordine di fucilare dei bosniaci perché erano islamici e lui è ortodosso. «Io allora mi rifiutai - ricorda - dissi di no. E oggi dico no ai romeni violenti, alle persone che deliquono e minacciano la convivenza. Ecco perché lancio l'appello ai capi degli altri campi nomadi, perché i rom non siano coinvolti in questa onda di intolleranza che sta montando tra la gente. I rom non sono romeni e non sono violenti. Noi dichiariamo guerra ai violenti e agli illegali. Ecco perché è necessario un nostro codice di autoregolamentazione, per distinguerci da chi non rispetta le regole e si insinua nei nostri campi, cercando riparo, vivendo come braccati. Qui le nostre porte sono aperte. La prova è che stamattina (ieri, ndr) sono arrivati i carabinieri e non hanno trovato niente. Né roba rubata, né persone che avevano guai con la giustizia». Fab. Dic.

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