Accolti nel gelo, salutati - salvo eccezioni - a suon di ...
Applausi solo per il leader di An Gianfranco Fini. Per gli altri, invece, l'atteggiamento dei presenti ha oscillato dall'indifferenza sdegnosa alla fredda ostilità. Non si è salvato dal clima di contestazione neanche il sindaco Veltroni, «reo», sottolineano in molti, «di essere uscito da una porta posteriore». Perché la gente, sottopelle, sembra furiosa. La tensione - stemperata in chiesa dalle parole di tolleranza dei celebranti - serpeggia invece libera sul sagrato, punteggia a tratti un silenzio altrimenti impeccabile con grida che inneggiano a ergastoli e patiboli. E ad accumulare la polvere di questa bomba, esplosa nel modo peggiore - si sente mormorare - sarebbe stato chi governa, chi amministra, chi dovrebbe garantire sicurezza. Chi avrebbe aperto le frontiere con troppa disinvoltura o le considera vie di sola entrata («Se li cacciavate prima, tutto ciò non sarebbe successo»). E dunque ecco i fischi per Amato e il prefetto Mosca («Dimissioni!», invoca una voce al loro passaggio all'uscita dalla chiesa; «Amen», risponde una donna); ecco le contestazioni a Veltroni. Ma soprattutto la gente è disorientata. Ha bisogno di risposte, o anche solo di qualcuno su cui scaricare le proprie domande. E le cerca, con la stessa sete, dai religiosi e dai politici (d'opposizione) che si attardano sul sagrato del «Cristo Re». Con il medesimo sguardo con cui chiedono a padre Benvenuti lumi su «come perdonare quell'assassino», si accalcano attorno a Gianni Alemanno, lo tirano per la giacca, gli chiedono di fare qualcosa, «voi che potete»: «Abbiamo fatto la Bossi-Fini - risponde lui a una donna particolarmente accesa - Come opposizione continuiamo ad avanzare proposte, ma non ci danno retta. Il raid contro i rumeni di ieri sera (venerdì, ndr)? Da condannare, non bisogna dare sponda a chi si fa giustizia da solo». Poi coglie l'occasione per togliersi un sasso dalla scarpa e scagliarlo verso il Campidoglio: «Veltroni ha fatto il suo dovere a venire qui, ma non posso dimenticare tutte le volte che ha detto che la città era sicura, trattandoci con sufficienza quando davamo l'allarme». Già, Veltroni. Dov'è? La gente fuori dal sagrato a fine cerimonia lo aspetta per un po', qualcuno - forse un militante di opposizione - lancia verso il portone un «vattene a casa». Ma lui sembra sparito. Inizia a circolare tra la gente la voce, fatta propria poi dal consigliere comunale de La Destra Fabio Sabbatani Schiuma, che «sia uscito da una porta laterale». Il suo commento arriverà più tardi, in una nota: «Dalla chiesa del Cristo Re - afferma il sindaco - si sono innalzate parole che hanno chiesto giustizia, mai vendetta; fermezza, mai intolleranza; rigore, mai odio. Quelle parole Roma le fa proprie». Eppure, sottolinea una residente di Prati alla fine della cerimonia, «dovrebbero smetterla, tutti quanti, di parlare e guardarsi un po' attorno: proprio a due passi da qui c'era una rom che elemosinava sfruttando un neonato. Perché nessuno l'ha vista? Perché nessuno ha detto nulla?». Gab. San.