Tagliano i ministri. Degli altri
Lacommissione Bilancio del Senato ha infatti approvato un emendamento alla Finanziaria che «taglia» il numero dei ministri. O meglio «taglierà» i ministri visto che la norma entrerà in vigore a partire dalla prossima legislatura. Insomma i 103 uomini del Professore (tanti ne conta l'attuale governo tra ministri, viceministri e sottosegretari) possono stare tranquilli, la loro poltrona è salva. Almeno fino a quando il governo riuscirà a sopravvivere. La svolta è arrivata lunedì notte quando la maggioranza ha trovato l'intesa su un testo predisposto dal relatore alla Finanziaria Giovanni Legnini che accorpava le proposte di modifica presentate da Cesare Salvi e Massimo Villone (Sinistra Democratica), Willer Bordon e Roberto Manzione (Unione Democratica) e dal leghista Roberto Calderoli. Ieri la commissione Bilancio ha dato il via libera grazie al voto favorevole dell'Unione e della Lega, contro quello di Forza Italia, An e Udc. In sostanza la norma prevede un ritorno alla legge Bassanini, che prevedeva un massimo di 12 ministeri e impone, in aggiunta, un limite complessivo di 60 esponenti per la compagine governativa (ministri, viceministri e sottosegretari). I più soddisfatti sono ovviamente i «dissidenti» Bordon e Manzione e l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Tanto che i maligni hanno subito ipotizzato che si tratti di uno scambio per placare i loro «appetiti» e quelli di chi (Udeur in testa), in questi giorni, ha lanciato l'idea di un rimpasto di governo. Rinvia le accuse al mittente il presidente dei senatori ulivisti Anna Finocchiaro: «È un messaggio significativo per i cittadini italiani. Noi non ci stiamo occupando di rimpasti ma di provvedimenti utili per il futuro dell'Italia». Ironizza, invece, la Cdl. «La sinistra ha proposto di dimezzare il numero dei ministri. Saremmo tutti d'accordo, è ovvio - commenta il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti -. Poi però si scopre che i buoni propositi del governo entreranno in vigore dalla prossima legislatura, vale a dire quando i loro ministri non ci saranno più: incredibile!». Sulla stessa lunghezza d'onda il leghista Roberto Calderoli che, pur accogliendo positivamente la scelta della commissione, ha deciso di mantenere il proprio emendamento. «Il mio testo - spiega - pone un limite temporale al taglio, ossia il primo gennaio 2008. Probabilmente questo taglio non riguarderà il governo Prodi che se ne sarà già andato a casa, ma sarebbe inverosimile che l'esecutivo con la sua Finanziaria, vada ad intervenire tagliando tutto e tutti, ma senza tagliare se stesso.» E anche il leader di An Gianfranco Fini non si lascia sfuggire l'occasione di criticare la maggioranza: «È risibile che si dica "riduciamo il numero dei ministri a partire dal prossimo governo o dalla prossima legislatura". Ritengo che se il problema è reale si deve risolvere subito».