Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it «Diciamo pure che, per ...

Senatore prima avete criticato il governo perché, approvando 5 disegni di legge in materia di sicurezza, aveva scelto una strada troppo lunga. Oggi, però, attaccate anche il decreto. Siete incontentabili. «Lei sa cosa prevede il decreto legge sulle espulsioni?» Attribuisce ai prefetti il potere di espellere cittadini comunitari. «Cittadini comunitari la cui presenza, cito testualmente, "contrasti con esigenze imperative di pubblica sicurezza"». Quindi? «Quindi il problema sta nelle modalità con cui si realizza l'espulsione». Perché? «Il decreto prevede che il prefetto notifichi al cittadino comunitario l'espulsione. Il termine stabilito per lasciare l'Italia non può essere inferiore ad un mese. Trenta giorni entro i quali l'interessato può impugnare il proveddimento o scegliere di tornare a casa. Si tratta, cioè, di un'espulsione per intimazione. Ecco, credo che questa pratica abbia registrato fino ad oggi una percentuale di adesione dell'1%». Però esiste la possibilità di derogare? «L'esecutività immediata dell'espulsione si ha per "motivi imperativi di pubblica sicurezza" cioè quando il cittadino comunitario tiene comportamenti contro la dignità umana. Quindi solo se ha ucciso o stuprato. Ma per questi reati, nonostante al ministero di Giustizia ci sia Clemente Mastella, mi sembra sia previsto il carcere». Sta dicendo che questo decreto è solo uno spot elettorale? «Il decreto, così com'è, non ha conseguenze concrete. È una presa in giro». Questo significa che non lo voterete? «Prima di farne un problema di voto io ne faccio un problema di sostanza. Come Alleanza Nazionale presenteremo due emendamenti "principali" per migliorare il dispositivo». Cosa prevedono? «Anzitutto un ribaltamento della logica: la via preferenziale deve essere quella dell'allontanamento immediatamente esecutivo. Secondariamente chiederemo l'applicazione di ciò che era già contenuto nella direttiva europea 38 del 2004. L'espulsione deve essere prevista anche in assenza di reddito. Perché un soggeto che non ha lavoro nel migliore dei casi si dà all'accattonaggio, nel peggiore delinque. E noi crediamo che sia meglio prevenire piuttosto che intervenire quando il danno è fatto». Come ha fatto il governo varando il decreto dopo l'omicidio di Tor di Quinto? «Quella di fare norme di rigore solo dopo fatti gravi è ormai una tradizione. Anche la legislazione antimafia più rigorosa arrivò dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Qui però è diverso, si agisce sulla scia di un'emotività, ma si fa vedere una cosa che non c'è». L'Unione vi accusa di essere strumentali. «Già alla vigilia del via libera al pacchetto criticammo la scelta di varare 5 disegni di legge. La realtà, contro ogni intenzione, ci ha dato subito ragione e il governo è stato costretto a correre ai ripari. Hanno fatto quello che chiedavamo, come fanno ad accusarci di essere strumentali?» Sì, ma adesso c'è il problema di approvare il testo e i vostri voti rischiano di essere decisivi. «Se il governo accetterà le nostre proposte non avremo nessun problema a votare il decreto e, eventualmente, colmare la lacuna creata da eventuali defezioni all'interno della maggioranza». Pensa alla sinistra radicale? «La sicurezza è solo l'ennesimo tema su cui l'Unione si spacca. Non ci interessa utilizzare strumentalmente queste divisioni anche perché sono già abbastanza evidenti. Basta leggere Liberazione».