Augusto Parboni [email protected] Non era solo. Il ...
È questo il sospetto degli inquirenti, che stanno dando la caccia a un complice di Romulus Nicolae Mailat, il romeno di 24 anni finito in carcere con l'accusa di omicidio volontario e rapina aggravata. Nella richiesta di convalida del fermo dello straniero viene ricostruita la dinamica dell'aggressione ai danni della moglie dell'ufficiale della Marina militare, deceduta all'ospedale Sant'Andrea. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti eseguiti dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal pm Maria Bice Barborini, il romeno avrebbe prima picchiato selvaggiamente la donna di 47 anni, avrebbe abusato di lei e infine l'avrebbe gettata in un fosso a pochi metri dal campo nomadi dove viveva Mailat. Proprio qui gli agenti della Scientifica della Polizia di Stato hanno effettuato una serie di rilievi per verificare la presenza o meno di tracce di sangue o ematiche. A convincere gli inquirenti a seguire anche la pista della possibile partecipazione di un complice, la testimonianza dell'autista dell'autobus, allertato da una romena che vive nello stesso campo del fermato, che ha notato Mailat tenere in spalla Giovanna Reggiani: «Ho visto due persone allontanarsi dal luogo dove è stata gettato il corpo della donna». La straniera da ieri è stata trasferita in una località protetta per tutelarla da eventuali aggressioni da parte di connazionali. I due magistati, che hanno disposto per oggi l'autopsia, stamattina si presenteranno a Regina Coeli per interrogare Mailat, alla presenza del gip Claudio Mattioli. Un atto istruttorio che segue al sopralluogo compiuto ieri dal pm Barborini nella baracca dove sarebbe avvenuta la violenza. Un trauma cranico-facciale ha infatti determinato l'emorragia endocranica: la donna potrebbe essere stata colpita o con un sasso o con lo stesso ombrello che la donna portava con sé. Ora all'esame del medico legale dell'università «La Sapienza», il professor Luigi Cipolloni, ci sono anche gli indumenti che l'altra sera indossava Giovanna Reggiani, risultati che saranno poi comparati con quelli sui capi del romeno. Quest'ultimo, che è in isolamento, sarebbe tranquillo e non presenterebbe sintomi di autolesionismo e si difenderebbe dalle accuse: «Ho rubato solo una borsetta alla stazione di Tor di Quinto. No violenza, guardate analisi, nessuna violenza». Lo straniero era stato condannato per furto in Romania a tre anni di galera. Nel 2006 si rese però subito irreperibile: si era già trasferito nella baraccopoli di Tor di Quinto. Intanto ieri le forze dell'ordine hanno controllato quasi duecento stranieri, che abitano in baracche che si trovano sulle sponde del Tevere, da Nord a Sud della Capitale. Iniziati ieri i primi sgomberi.