Sicurezza, il pacchetto passa ma in Parlamento sarà guerra
Prodirecupera però il voto di Rosy Bindi e Barbara Pollastrini e, nel suo intervento in Cdm, chiede a tutto il governo e alla maggioranza di dare un segnale forte su questo tema. Invita quindi la Cdl, avendo però una prima risposta negativa, a collaborare in Parlamento per migliorare, insieme all'Unione, le misure presentate dall'esecutivo. Il presidente del Consiglio avvia così una mediazione a tutto campo per favorire il varo di un pacchetto che da Palazzo Chigi viene definito di «grande appeal» per l'opinione pubblica, con «poche critiche limitate a questioni specifiche». Uno stato di fatto che per il premier rappresenta un deciso passo avanti rispetto alla scorsa settimana. Resta comunque, si diceva, l'astensione di Fabio Mussi, Alfonso Pecoraro Scanio e Paolo Ferrero su alcuni temi specifici: astensione che i tre ministri hanno confermato nel corso di un giro di tavolo che ha avuto anche qualche momento di tensione quando Antonio Di Pietro ha chiesto ad Amato di inserire in un decreto legge alcune misure contenute nel pacchetto. Una presa di posizione rintuzzata da Vannino Chiti, il quale avrebbe spiegato al suo collega le difficoltà che comporterebbe una soluzione di questo tipo, difficoltà legate soprattutto alla mancanza di tempo per la conversione in legge del dl entro 60 giorni, dopo i quali decadrebbe. Nel dibattito è intervenuto il ministro dell'Interno per affermare, in sintonia con Prodi, che una significativa accelerazione dell'iter parlamentare del pacchetto potrebbe venire in primo luogo da una stretta collaborazione con l'opposizione. Oltretutto, proprio in sede parlamentare si potranno discutere tutte le possibili modifiche migliorative alle norme varate ieri, ha continuato Amato, sulla scia della mediazione avviata dal premier, ipotizzando l'utilizzo del decreto solo come soluzione estrema, in caso di un insabbiamento dei ddl alle Camere. Con queste premesse, le nuove misure hanno avuto l'Ok del Cdm. I ddl sono diventati cinque, con l'aggiunta di quello sul falso in bilancio caldeggiato da Di Pietro e dalla sinistra radicale. Questi cinque provvedimenti saranno accompagnati da tre emendamenti governativi, che saranno agganciati alla Finanziaria, contro il caporalato e la contraffazione. Aggiustamenti e integrazioni per venire incontro alle esigenze dei ministri che la settimana scorsa avevano manifestato la loro insoddisfazione: oltre a Ferrero, Pecoraro e Mussi, anche Emma Bonino (ieri assente per impegni istituzionali a New York), Rosy Bindi e Barbara Pollastrini. Come richiesto da Pecoraro Scanio è stato inserito il potenziamento del nucleo operativo del Corpo forestale dello Stato. Barbara Pollastrini è stata accontentata con la concessione del permesso di soggiorno alle extracomunitarie vittime di violenze in famiglia. Paolo Ferrero ha incassato la limitazione dei poteri di allontanamento di cittadini comunitari da parte del prefetto e la minore severità nei confronti di chi vende merci contraffatte in strada, e la reintroduzione nel codice penale del falso in bilancio. Nessun effetto ha invece sortito la «mano tesà di Prodi nei confronti dell'opposizione: «Dopo tre rinvii e tante polemiche - dice il leader di An Gianfranco Fini - posso dire che la montagna ha partorito un topolino. Gli italiani devono sapere che si tratta di un ddl, quindi queste misure non è certo se saranno approvate, né quando. Quindi possiamo dire che non cambia assolutamente nulla». «Perchè - si domanda Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi - adesso il centrodestra dovrebbe votare a favore se un ministro di questo governo come Ferrero si astiene e altri sono critici?». Paolo Grimoldi, della Lega, parla infine di «un pannicello caldo che comunque si arenerà in Parlamento».