Rai, Mastella e Di Pietro con la Cdl
Italiadei Valori e Udeur hanno fatto pace e la prova è data dal voto di ieri a Palazzo San Macuto con cui la CdL ha dato la spallata al centrosinistra. E così mentre tutti si aspettano di vedere la maggioranza annaspare al Senato capita di assistere allo scivolone dell'Unione in Vigilanza Rai. Al centro la discussione delle risoluzioni sul CdA della Rai che dalla rimozione del consigliere Petroni è diventato un campo minato. Alla fine è stata approvata una risoluzione, emendata dall'azzurro Lainati, e presentata da Marco Beltrandi (Rosa nel Pugno) con cui si chiedono le dimissioni del presidente Petruccioli. In tutto 21 voti a favore su quaranta, tanti sono i componenti della Vigilanza. Una maggioranza quantomeno anomala formata dai rappresentanti della CdL, di Italia dei Valori, Udeur e Rosa nel Pugno. E a niente è servito il tentativo, per la verità goffo e maldestro, del centrosinistra di far cadere il numero legale. Un successo per il centrodestra che respira, almeno a San Macuto, aria di rivincita nei confronti del centrosinistra. Con lo stesso Landolfi che incassa il secondo successo in poche settimane contro l'Unione. Prima il ricorso alla Corte Costituzionale contro Padoa Schioppa votato all'unanimità e quindi con il voto di tutti i componenti dell'Unione. E ora le dimissioni di Petruccioli spaccando la maggioranza. Un colpo duro che ha sfangato l'Unione dove è iniziata una guerra di tutti contro tutti. A puntare il dito contro i "traditori" è stato l'ex portavoce di Piero Fassino, Roberto Cuillo che si è detto «dispiaciuto e preoccupato che settori della maggioranza abbiano votato con l'opposizione». Più duro, invece, il trio Montino, Micheloni e Fontana che hanno stigmatizzato come «grave il comportamento di Udeur, Italia dei Valori e Rosa nel Pugno». Mentre Gloria Buffo di Sinistra democratica ha detto: «Un centrosinistra in affanno, tribolato soprattutto ad opera dei suoi settori moderati». Per quanto riguarda il merito della questione se dal centrodestra si chiedono a gran voce le dimissioni di Petruccioli il centrosinistra fa spallucce appellandosi alla vituperata legge Gasparri. Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione, spiega che «non si può non ricordare che nella legge Gasparri non sono previsti meccanismi di sfiducia per i vertici Rai» e Fabrizio Morri, invece, parla di «una votazione senza alcun effetto giuridico». Ed il diretto interessato risponde picche. Infatti da viale Mazzini Petruccioli precisa che «non mi dimetto» replicando che una sua eventuale uscita di scena è possibile solo attraverso «la nomina di un nuovo presidente da parte del ministero dell'Economia». Posizione che ricalca anche quella di Palazzo Chigi che a tarda sera fa sapere che «la legge Gasparri non dà al voto un particolare seguito, non prevede particolari conseguenze e noi ci atteniamo alla normativa in vigore». E Landolfi ha bollato il governo di «insensibilità istituzionale ed arroganza senza precedenti». L'annuncio di un nuovo braccio di ferro tra governo a Vigilanza.