Lettieri, l'ultimo giapponese: «Qui vanno avanti i leccapiedi»

È Mario Lettieri, sottosegretario all'Economia, l'uomo che per l'esecutivo presenzia ai lavori sulla Finanziaria. Lì, fermo, smussa gli angoli, corregge, cerca di mediare. Se il governo, al termine di una giornata campale, esiste ancora è merito suo. Perché Lettieri, con un vero colpo da maestro, ha salvato l'esecutivo facendogli evitare lo scivolone. Già proprio così, al Senato la maggioranza va sotto ben quattro volte ma l'esecutivo regge. Anzi, alla fine ne esce persino sulla carta rinforzato perché, spiega il sottosegretario «approvando un paio di emendamenti è stato bocciato il testo della commissione e dunque è stato ripristinato il testo originario del decreto fiscale così come era stato varato dal Consiglio dei ministri». E quale è stato questo colpo da fuoriclasse? È successo sull'emendamento relativo alla società Ponte sullo Stretto. Lettieri aveva fiutato che tirava una brutta aria già da una riunione che si era tenuta la mattina alle sette, aveva capito che l'Italia dei Valori si sarebbe potuta sfilare. E così, a Palazzo Madama, ha tirato l'asso nella manica: «Il governo si rimette all'aula». Esce dal campo, insomma. se vince, ha vinto. Se perde, perde la maggioranza ma l'esecutivo è salvo. E così è accaduto. Quando l'aula sospende per pranzo, il sottosegretario si becca l'abbraccio di Meduri, fedelissimo di Di Pietro. E persino i complimenti di un cagnaccio dell'opposizione, il senatore udc Maurizio Eufemi, che gli va incontro e gli fa: «Mario, stavolta c'hai proprio fregato. Però ti sei assicurato la rielezione». E Lettieri fa spallucce: «Macché, anzi è il contrario. Se sei bravo ti mandano a casa. Quelli che c'hanno la rielezione assicurata sono quelli che leccano bene i piedi a quei quattro leader di questa coalizione». Alleluja, arrivenderci a grazie. Lettieri non è uno che le manda a dire. È un fedelissimo di Prodi. Un prodiano parisiano. Ma anche bindiano, visto che nelle sue liste è stato appena candidato per l'assemblea costituente. Il sottosegretario è un uomo del Sud, profondo Sud. È di Potenza e in Basilicata ha iniziato la sua carriera politica. Prima consigliere regionale nelle file del Pci ormai trent'anni fa. Poi le rielezioni e la sua crescita divenendo presidente della commissione Bilancio. Fonda i Democratici, un movimento localistico che poi confluisce nella formazione prodiana che ne assume il nome e che nasce ad opera dell'attuale ministro della Difesa dopo la caduta del primo Prodi nel '98. Diventa prodiano e si merita una candidatura alla Camera. Lavoratore instancabile, silenzioso, poche battute, a lui viene affidato il compito impossibile di difendere una Finanziaria nata morta, partorita come se fosse già destinata alla bocciatura parlamentare. Finora gli è andata non male.