Senato da brivido, Latorre: «La maionese sta impazzendo»
C'è l'opposizione che, ogni tanto, prova a ravvivare un po' la seduta chiedendo il voto elettronico e scatenando subito la bagarre contro i presunti «pianisti» della maggioranza. Fotografie di una giornata a Palazzo Madama. Una giornata che l'Unione ha trascorso sempre sul filo del rasoio, ma senza troppi patemi. Un solo momento di panico quando un ordine del giorno del leghista Roberto Calderoli che chiedeva la riduzione dei membri del governo è stato bocciato con un voto di scarto (156 a 155) e solo grazie al solito decisivo apporto dei senatori a vita Rita Levi Montalcini ed Emilio Colombo (Giulio Andreotti si è astenuto). Per il resto tutto si è trascinato stancamente. Anche perché sono in pochi a credere che il governo cadrà sul decreto fiscale. Certo, la crisi c'è, non si può negare, ma il vero banco di prova sarà la Finanziaria. «Ci sono ancora dubbi sulla crisi della maggioranza? - si domanda retoricamente il senatore Dl Antonio Polito impegnato a riempire la sua pipa in uno dei rari momenti di pausa dell'Aula -. Siamo andati sotto in commissione Rai, la presidenza della commissione Diritti Umani del Senato è andata all'opposizione, è nato il gruppo di Dini, ci sono Bordon e Manzione che rompono le scatole su tutto. Non so se tutti questi elementi faranno cadere il governo, ovviamente mi auguro di no». Poco più in là il vicecapogruppo dell'Ulivo Nicola Latorre prova ad ostentare ottimismo: «Ci sono segnali che la maionese sta impazzendo, ma fino alla Finanziaria non succederà niente. Anzi, sono convinto che supereremo anche quella. Certo, qui ogni voto può portare sorprese, ma non sento aria di caduta. Berlusconi ha forzato la mano, ma adesso deve dimostrare di avere questi famosi senatori dalla sua e a poker si perde se uno viene a vedere il bluff». E mentre in Aula il presidente di turno Gavino Angius fa gli straordinari per tenere sotto controllo i pianisti («Prendete posto, state tranquilli e seduti» ripete allo sfinimento), in Transatlantico un diniano di ferro fa qualche previsione: «Credo che da domani cominceranno ad esserci problemi sul decreto fiscale. C'è l'emendamento che chiede la liquidazione della società Ponte sullo Stretto che non piace all'Idv, c'è un emendamento su rigassificatori dell'Udeur. Insomma le possibilità di cadere aumentano costantemente. Una cosa è certa, in queste condizioni non si va molto lontano». In effetti il 14 novembre (data indicata da Silvio Berlusconi per la caduta del governo ndr) non è molto lontano.