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Riforme, verso il rinvio a novembre

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Il dibattito sulle riforme si è spostato in Aula ed è qui che il centrosinistra vorrebbe accelerare. L'obiettivo è di stringere i tempi in modo che in caso di crisi il presidente della Repubblica Napolitano si possa appellare alla questione delle riforme per evitare lo sbocco elettorale. Così dopo l'astensione in Commissione ieri il centrodestra ha fatto in modo da rallentare il dibattito rivendicando il diritto a approfondire un tema così delicato. Nel pomeriggio l'elenco degli iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti era di 62 oratori, quasi tutti di Forza Italia. La relatrice per l'Ulivo Sesa Amici ha ammesso che è in atto un «ostruzionismo strisciante» di Forza Italia, che evidentemente ha deciso di tornare sui suoi passi dopo il via libera di fatto dato in Commissione. Non sono intervenuti esponenti di primo piano, ma molti degli oratori di Forza Italia hanno chiesto modifiche rispetto al testo sul quale in Commissione gli azzurri si sono astenuti. Il confronto sugli emendamenti proseguirà oggi senza che si arrivi, probabilmente, alle votazioni. La stessa Amici ha spiegato che in questa situazione è probabile che oggi verrà chiesta la riunione del «comitato dei nove» della Commissione per stabilire il da farsi: prendere atto della situazione di stallo, oppure trovare un accordo per proseguire il confronto. Sono 28 gli emendamenti finora presentati al ddl costituzionale, ma questo numero riguarda solo i primi tre articoli del provvedimento, che si compone in tutto di undici articoli. Se Forza Italia decidesse quindi di portare in fondo il suo ostruzionismo potrebbe presentare un numero ben più elevato di proposte di modifica. É vero che i tempi del dibattito non sono contingentati ma bisogna anche tener conto del fatto che fra oggi e domani il confronto dovrà comunque essere sospeso per passare alle dichiarazioni di voto e al voto finale sul ddl governativo in tema di efficienza della pubblica amministrazione. Domani mattina poi ci sarà una conferenza dei capigruppo nel corso della quale, verosimilmente, si deciderà di rimandare l'argomento a martedì 6 novembre. In pratica verrà scavalcata la prossima settimana di lavori parlamentari sia perchè interrotta dalla festività di Ognissanti, sia perchè quella successiva consentirebbe di incardinare il ddl in un nuovo mese di programmazione e di imporre quindi tempi di esame contingentati. Il tutto per arrivare al via libera di Montecitorio entro la metà di novembre; prima cioè che alla Camera arrivi dal Senato la legge Finanziaria. Per quello che riguarda invece i margini di collaborazione fra i due poli sul merito del testo licenziato dal solo centrosinistra (Comunisti italiani esclusi) in commissione, non c'è per il momento da essere ottimisti. Mentre Forza Italia continua a chiedere modifiche sostanziali all'impianto costituzionale approntato dalla maggioranza, l'Unione rivendica la validità di fondo del proprio articolato e invita esplicitamente Udc, An e Lega a prendere le distanze dagli azzurri e a confluire sul proprio testo.

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