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Le ultime ore di Prodi,

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Berlusconi stacca la spina

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C. venne assassinato Giulio Cesare. Il Palazzo, i Palazzi sono impazziti. Tutti a cercare il Bruto che affonderà il colpo. E, fuori di metafora, la situazione è proprio questa. È precipitata nelle ultime ore. Precisamente da martedì scorso, quando Silvio Berlusconi ha lasciato Palazzo Grazioli in compagnia di Gianni Letta: erano diretti urgentemente a un incontro. Sono scattate le misure di riservatezza come raramente accade, anche in uno staff «liberale» come quello del Cav. Nessuno è in grado di dire chi ha visto Berlusconi quella sera. Di certo l'ex premier è tornato a casa raggiante. Mercoledì mattina ha visto Michela Brambilla e subito dopo la «roscia», seppur abbattuta da un forte raffredore, si lasciava scappare: «Non ci sono dubbi, il governo cade. Silvio è sicuro, in primavera si vota. Ci ha detto di prepararci». Giovedì Rocco Buttiglione attraversa a passo insolitamente svelto piazza Capranica. Gli viene chiesto a bruciapelo: chi è il senatore ex Margherita che sta passando con l'Udc? «Uno? Direi che sono due», replica secco. L'andazzo è questo. Nella stessa giornata un fedelissimo del Cavaliere sperava di strappargli qualche confessione e lui, ridendo, ammetteva: «Non sono io che li cerco». Ma quanti sono? Le voci sono le più varie. Sette, otto, addirittura c'è chi parla di tredici. E non stanno andando solo con Forza Italia, c'è pure chi vuole morire democristiano e preferisce soluzioni intermedie tipo Dc di Rotondi (l'architetto di questo piano) e Udc. Oppure Dini che non a caso ha messo su un partito. Ieri mattina, l'accelerazione. Tanto per cominciare s'è capito che aria tirasse da un articolo del Foglio, il quotidiano riportava delle frasi che Prodi avrebbe pronunciato incontrando il comitato promotore della manifestazione di oggi contro la legge Biagi: «Berlusconi ce l'ha fatta, è finita, tra pochi giorni si va a casa». E ancora: «Ora non è più un'ipotesi, è una cosa certa. Berlusconi ce l'ha fatta». Per tutto il giorno si attende una smentita da Palazzo Chigi, dove l'ufficio stampa del Prof non è mai stato così scrupoloso, preciso e attento, persino alle virgole. Ma la precisazione non arriva. Giunge, a questo punto buon ultimo, Clemente Mastella (appena indagato dalla procura di Catanzaro) che vuole intestarsi la crisi: «Noi siamo per andare al voto in primavera. Prima ti togli il dente e meglio è, nell'interesse degli italiani». Clemente Mastella rompe gli indugi e lancia il suo avvertimento. Anzi, più che un avviso ha davvero staccato la spina all'esecutivo al termine di una giornata nel corso della quale si è ufficialmente saputo che il ministro di Giustizia è stato messo sotto inchiesta dal pm di Catanzaro Luigi De Magistris, del quale il Guardasigilli aveva chiesto il trasferimento. Parlando a Terni, Mastella ha spiegato: «Mentre il Senato discute, Sagunto rischia di essere espugnata. La maggioranza quasi non c'è più. Noi difendiamo Sagunto, ma sento che ci avviamo velocemente verso elezioni anticipate». «Abbiamo fatto tanto - ha ribadito Mastella - per respingere l'assalto a Sagunto. Oggi sono indifferente. Non si può chiedere a me di fare il lavoro più sporco e poi in certe occasioni fare finta di niente».

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