Intervista alla moglie del guardasigilli Mastella
SandraMastella se ne sta seduta a un tavolino dell'Hotel Ergife di Roma. Passano a salutarla. Qualcuno fa un elegante baciamano, quasi tutti le vogliono dimostrare solidarietà, amicizia, vicinanza. Parla Sandra. Parla, parla. A ruota libera. Perché lei è così, una donna passionale, una donna del Sud. Anche se subito ci tiene a dare tutt'altra immagine di sè: «Un giornale ha scritto che piangevo, ma quando mai. Il giorno dopo ha scritto che ho pianto in diretta tv... Tutto inventato. Quante falsità hanno scritto in questi giorni». Ecco, appunto, parliamone... «No, basta. Basta parlare, non ne possiamo più. Abbiamo deciso di passare alle querele. Quereliamo e basta. E, scusi, quando si passa il limite...». Ma chi querelate? «Tutti quelli che scrivono bugie. E ce ne sono stati tanti in queste settimane». Passa solo lei alle querele o anche suo marito? «E anche i nostri due figli, Elio e Pellegrino. Quereliamo». D'accordo, ma secondo lei perché Mastella è diventato il simbolo della Casta? «Nulla accade a caso. Si ricorda quando sono partiti gli attacchi? A me pare di ricordare che tutto sia cominciato dalla battaglia sui Dico. Diamo fastidio perché difendiamo certi valori...». È tutto per quel no? «Dico solo che tutto è iniziato subito dopo». E allora? «E allora tutto è montato con una valanga di bugie. Hanno pure detto che in Parlamento ci sono condannati nelle file dell'Udeur. Falso. Non ce n'è manco uno. Ma ormai anche voi giornalisti fate così, scrivete senza controllare». Va bene, guardiamo avanti. Siamo a metà ottobre: che cosa resterà di questa ventata? «Resterà che l'Udeur sarà più forte di prima». Addirittura? O rischiate di sparire? «Anzitutto questo assalto ci ha rinforzato. Abbiamo avuto una valanga di messaggi di solidarietà. Dopo i primi momenti, ora la gente ha capito che è tutta una montatura e stiamo avendo nuove adesioni». Presidente, però dire che non avete fatto nulla per evitare le polemiche... «E che cosa abbiamo fatto? Dica pure. Di nuovo con la storia del volo di Stato? Mi pare che sia stato chiarito in tutti i modi». Resta il fatto che l'Udeur sembra avere una concezione familistica della politica, o no? «Ancora? Guardi che io sono stata danneggiata tre volte dall'essere la "moglie di". La prima perché donna e le donne in Italia fanno più fatica a trovare la strada, la seconda per essere stata eletta e la terza per essere diventata presidente del Consiglio regionale». D'accordo, ma prima che cosa aveva fatto? Quali esperienze aveva avuto? «Ho lavorato ai vertici locali e nazionali della Croce Rossa, nella Lega tumori, nell'Azienda di soggiorno di Capri. Ho fatto politica da sempre, la politica intesa come ascolto, per rispondere ai reali bisogni della gente». Poi si è candidata alle Regionali nel listino bloccato, ovvero con l'elezione assicurata in partenza. «Sì, ma ha visto i risultati? Quel listino ha toccato l'80% dei consensi a Benevento. E secondo lei di chi è il merito? E poi guardiamo per una volta ai risultati. Il consiglio regionale che presiedo è quello che ha più lavorato. Abbiamo fatto i centri di ascolto sulla Famiglia, la legge sui rifiuti dopo 13 anni, la legge sullo spettacolo dopo 25 anni, quella per gli appalti trasparenti dopo 22 anni, l'accreditamento delle strutture sanitarie dopo 37 anni...». Presidente, non sarà colpa sua ma in Campania non si vive un granchè. «Spesso si esagera. Penso alla criminalità. C'è, non vi sono dubbi. Ma non solo a Napoli. Comunque, ognuno deve fare il proprio dovere, a tutti i livelli. Se tutti rispettassero le regole, piccole e grandi, le cose cambierebbero... Il Consiglio regionale sta facendo la sua parte».