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La Rai frantuma il Pd

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Per farsene un'idea basta dare un'occhiata a quanto accaduto ieri in Commissione Vigilanza Rai. Lì sono volate parole grosse e accuse reciproche tra gli esponenti del futuro Pd (Margherita e Ds) e i «cespugli». Momenti di tensione che testimoniano lo stato di tensione ormai esistente all'interno della maggioranza. A scatenare lo scontro una mozione presentata da Rosa nel Pugno (relatore Marco Beltrandi), Italia dei Valori, Comunisti Italiani, Udeur e Sinistra Democratica sull'informazione televisiva Rai per le prossime primarie. Non un documento di poco conto ma un provvedimento per chiedere «un'informazione corretta, completa, imparziale ed obiettiva sulle primarie» e dare «voce anche a coloro che si oppongono a questo processo politico». In effetti la questione non è nuova è già aveva scatenato polemiche nelle scorse settimane. Tutto da quando l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con propria delibera ha chiesto alle Tv maggiore informazione e attenzione per le primarie. Un intervento che lo stesso presidente della Commissione di Vigilanza bollò come «inopportuno ed inadeguato» chiarendo che la competenza sulla Rai su questo tema spettava esclusivamente alla Vigilanza. Così la palla è passata subito a Palazzo San Macuto dove proprio i «cespugli» l'hanno colta al volo tirando un colpo mancino ai cugini «democratici». E fatti i debiti calcoli, il colpo potrebbe essere pesante visto che la mozione passerebbe a larga maggioranza. Infatti, oltre ai rappresentanti del centrosinistra, sia il capogruppo dell'Udc in Commissione, Rodolfo De Laurentiis, sia quello della Lega, Dario Galli hanno già sottoscritto la mozione. Quindi, un nuovo asse CdL-spezzoni dell'Unione all'orizzonte, dopo quello della scorsa settimana sul ricorso in Corte Costituzionale per la vicenda Petroni. Ma stavolta con conseguenze ben più gravi visto che sono in ballo le modalità di informazione sulle primarie finora molto favorevoli a Veltroni. Il timore, infatti, è proprio quello di innescare un meccanismo che possa mettere in difficoltà la candidatura del sindaco di Roma, dando rilevanza agli altri candidati. E il segnale di quale sia la tensione che si respira dalle parti del Pd è dato dalle parole del senatore diessino Esterino Montino che riferendosi alla mozione parla «di un'assoluta ingerenza nelle prerogative di un partito politico. È assolutamente inaccettabile». Rabbia tenuta a stento ma che gli fa ammettere che il documento è il frutto di «un malessere nei confronti del Partito democratico, direi quasi un odio, nei confronti di chi sta intraprendendo un processo molto difficile verso una aggregazione di più forze politiche». E meno male che il Partito Democratico doveva unire e non dividere il centrosinistra.

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