Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Napolitano congela gli stipendi al Quirinale

default_image

  • a
  • a
  • a

Unaprocedura, quest'ultima, trascurata finora in favore della chiamata diretta. La cura dimagrante ha toccato per prima cosa il numero dei dipendenti. Solo gli addetti alla sicurezza sono una cinquantina in meno. Appena un anno e mezzo fa erano, Corazzieri inclusi - spiega in una lettera il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra -, 1086. Oggi 1038. Il restante personale è stato portato ad un numero ben inferiore agli organici previsti: da 1145 a 979. Fine del turn-over, drastico ridomensionamento del personale comandato o a contratto. Soprattutto, però, «con un decreto presidenziale è stata disposta, a far data dal 1° genaio 2008, la cessazione del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni al 90% di quelle del personale del Senato». Mittente della missiva è l'ex presidente della Camera Luciano Violante, oggi a capo di una apposita commissione per studiare come ridurre i costi della politica. La decisione è stata presa perchè «il volume della spesa complessiva, che si assesterà quest'anno attorno a 241 milioni di euro, è caratterizzato da elementi di forte rigidità, in quanto oltre l'89% di essa è destinato alle retribuzioni del personale». Questi i conti del Quirinale: 224 milioni di euro richiesti in dotazione al bilancio dello Stato (cifra del resto inferiore a quella che avrebbe potuto essere pretesa); 241 milioni di spesa complessiva, la differenza tra le due cifre tirata fuori «con entrate proprie e ed utilizzo di risparmi di gestione». Ora, se si guarda alla maggiore spesa rispetto a quello che mette a disposizione lo Stato, ed al fatto che questa è dovuta «al recepimento degli effetti del contratto del personale del Senato», è facile capire dove si è andati a sforbiciare. Per il futuro, grazie a queste decisioni, ci si aspetta di gravare sempre meno in termini percentuali sulle casse pubbliche. Si passerà dall'attuale aumento percentuale del 3,26 percento al 2,96, poi al 2,90. Si tratta di cifre inferiori al tasso programmato di incremento del Pil nominale. Anche la Camera si muove e il presidente Fausto Bertinotti attacca il governo: «È in ritardo rispetto a ciò che ha già fatto la Camera». Lo spunto è offerto dall'articolo 8 della Finanziaria che congela per cinque anni - a partire dal primo gennaio del 2008 - gli stipendi dei parlamentari, cancellando l'aggancio automatico delle retribuzioni di deputati e senatori al cento per cento di quelle dei magistrati. Bertinotti rimarca che quello indicato nella Finanziaria è «un obiettivo già praticato» alla Camera, che congelando quest'anno gli stipendi dei deputati ha preceduto l'iniziativa del governo». In serata è arrivata una replica di Palazzo Chigi. Dal governo sono solo venute «proposte costruttive» per migliorare la situazione. E quindi nessun altro invito di alcun genere se non quello di «proporre misure che contribuiscano a migliorare situazioni esistenti».

Dai blog