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Ma la sinistra alza il tiro

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Non è un caso che il segretario della Cgil Epifani lanci l'avvertimento che se nelle fabbriche dovesse prevalere il no al referendum, il Governo cadrebbe. I fischi ieri a Mirafiori indicano che tensioni e malcontento ci sono, eccome, e la sinistra radicale è pronta a cavalcarle. In gioco ci sono la capacità rappresentativa da parte di Comunisti e Rifondazione di certi strati sociali, il loro peso all'interno della maggioranza e la capacità di tenere sotto scacco il nascente Partito democratico. Così il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena sottolinea che «bisogna tener conto della sofferenza emersa all'assemblea operaia di Mirafiori». Il che significa che «bisogna migliorare l'accordo sul welfare, in particolare rendendo più drastiche le misure volte a contrastare la precarietà». Migliorie che, secondo il senatore di Rifondazione, sono «possibili adoperando lo stesso metodo usato per la Finanziaria: quello del dialogo e del confronto collegiale nella maggioranza». Si fa sentire anche il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. «Non c'è nessun motivo perchè non si trovi in accordo. D'altro canto chiediamo semplicemente di applicare le cose scritte nel programma, non chiediamo la luna. Come in Finanziaria si è trovato un accordo e il Paese ha reagito bene, lo stesso accordo si può trovare nella lotta alla precarietà. Anche perchè le misure popolari sono proprio quelle che riducono la precarietà». Prodi cerca di smussare le polemiche e sparge ottimismo. «Troveremo l'accordo, ne sono sicuro. È mio dovere arrivare a una composizione, mi diverto anche. Non vedo problemi di rottura. Sulla Finanziaria qualche giorno fa, per tre giorni di fila, tutti dicevano l'accordo era impossibile, e poi abbiamo avuto una discussione bella costruttiva e serena». Il segretario di Rifondazione Franco Giordano vede in queste parole la possibilità di un cedimento. «Cogliamo positivamente la disponibilità di Prodi a un confronto democratico sul tema del risarcimento sociale al lavoro dipendente, della riforma del welfare e della lotta alla precarietà». «Su questi temi, infatti - aggiunge - abbiamo condotto unitariamente una battaglia in campagna elettorale e unitariamente dobbiamo provare a rispettare gli impegni presi». Il presidente della Camera Bertinotti mette il sigillo della sua carica al dibattito e ripete: «la partita è ancora aperta». L.D.P.

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