Maggioranza compatta al Senato. Ma la Cdl insorge: «Solo aiuti alle cooperative rosse»
Un risultato, quello del Senato, che doppia quello ottenuto una settimana fa sempre da Bersani alla Camera con 316 voti a favore e 231 contrari, sia per i sì che per i no la quota più bassa di voti nelle otto fiducie chieste a Montecitorio. Ieri il governo ha ottenuto il via libera con 161 sì e 153 no. Soddisfatto il premier Prodi: «Sono molto soddisfatto. Andiamo avanti tranquilli. E ogni volta che ci presentiamo abbiamo la fiducia». Esulta il ministro per lo Sviluppo economico: «Il parlamento ha fatto un grande lavoro - ha detto Bersani - Credo che cominci a passare il messaggio per cui il cittadino non è più suddito e per cui le imprese possono aumentare la competitività se trattano per bene i consumatori». E ha aggiunto che il pacchetto è «importante» ma deve essere «l'inizio di un cammino» che può portare a nuove misure di liberalizzazione nel campo «dell'energia, dei servizi pubblici locali, delle professioni, e della pubblica amministrazione». Soddisfatta l'Aiba, l'Associazione dei broker assicurativi italiani, per la fine del vincolo di durata decennale per le polizze del ramo danni. Critico l'atteggiamento della Cdl, in primis quello del suo leader: quelle votate al Senato «non sono delle liberalizzazioni, ma degli aiuti alla coop rosse», sostiene Silvio Berlusconi. Sulla decisione del governo di porre la fiducia, il Cavaliere è stato altrettanto critico: «Si è creato un vulnus democratico, perchè per la prima volta un decreto non è stato discusso». Duro anche il presidente dei senatori di FI: «Quando Bersani afferma che tra i costruttori della Tav cui verranno revocati gli appalti ci sono tutte le imprese cooperative sta dicendo una vera e propria bugia», osserva Renato Schifani. «Le imprese cooperative - sottolinea - sono presenti in tutti i lavori che non vengono toccati dal decreto sulle liberalizzazioni, mentre gli appalti sono stati revocati alle più grandi imprese pubbliche e private del Paese». La lenzuolata ha invece incassato l'ok della Confindustria: «Bene, bene...», è stato il lapidario commento di Luca Cordero di Montezemolo. Al quale ha replicato l'ex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, di FI: «Come fanno alcuni esponenti confindustriali a plaudire a un decreto sulle liberalizzazioni che viola la certezza dei contratti come nel caso delle concessioni Tav o che interviene autoritativamente nel processo di formazione dei prezzi come nel caso delle ricariche dei telefonini? Non è un caso peraltro che nelle stesse ore il governo ha rifiutato in commissione al Senato gli emendamenti al ddl Lanzillotta con i quali si estendono le gare anche alla gestione dell'acqua e si consentono i processi di ristrutturazione del personale nei servizi locali». Per il capugruppo di An a Palazzo madama, infine, il decreto sulle liberalizzazioni contiene «norme che rischiano di bloccare la realizzazione delle grandi infrastrutture inerenti i trasporti del Paese. A parte la gravissima lesione del ruolo legislativo del Senato - ha osservato Altero Matteoli - queste liberalizzazioni, propagandate dal governo come una panacea per i cittadini, sono finte perchè non toccano i grandi monopoli. Sarebbe stato necessario - ha concluso l'esponente di An - un esame serio del decreto, impedito invece perchè il governo ha tenuto il provvedimento alla Camera per oltre 50 giorni per giustificare l'ennesima fiducia al Senato, dove l'Unione non è in grado di affrontare il voto sugli emendamenti in Aula». politico@iltempo.it