Il premier convoca l'Ulivo per martedì. Subito dopo Chiti incontrerà i capigruppo dell'Unione
Il tema è quello della legge elettorale, tema su cui il premier Romano Prodi si è personalmente giocato la faccia. Ma dopo un primo giro di consultazioni con i partiti dell'opposizione, complice anche la non prevista crisi di governo, la discussione si è arenata. Certo, da una parte e dell'altra sono continuate ad arrivare proposte, progetti, ipotesi più o meno fantasiose. Ma niente si era più mosso. Almeno fino a ieri. Dopo il Consiglio dei ministri, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta ha escluso categoricamente che il tema sia stato trattato. Però, a metà pomeriggio, è arrivato l'annuncio: martedì Prodi e Chiti sonderanno la maggioranza. Il premier vedrà in mattinata i leader di Ds e Margherita Piero Fassino e Francesco Rutelli assieme ai capigruppo dell'Ulivo Anna Finocchiaro e Dario Franceschini. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, invece, si confronterà con tutti i capigruppo dell'Unione verso pranzo. Due incontri in risposta alle sollecitazioni che, da giorni, arrivano da un po' tutti i partiti del centrosinistra. Dopotutto, mentre la Cdl sta già da tempo lavorando a un possibile accordo all'interno della coalizione, l'Unione non ha mai discusso e, soprattutto, non è ancora chiara quale sia l'intenzione del governo. Davanti al rischio di presentarsi in ordine sparso, aprendo un nuovo fronte caldo all'interno della coalizione, il premier ha deciso di accelerare. E non a caso ha scelto la giornata di martedì visto che, proprio quel giorno, il ministro Chiti avrebbe dovuto presentarsi in commissione Affari Costituzionali della Camera per un'audizione sul tema della legge elettorale. Rinviata l'audizione, il premier avrà ancora qualche giorno per dare la linea. Ma non sarà una cosa facile visto che il primo partito della coalizione a non avere una posizione chiara è proprio l'Ulivo che, per il momento, è rimasto strategicamente a guardare. In ogni caso fonti vicine a Palazzo Chigi dicono che l'obiettivo del Professore, in realtà, è quello di raggiungere un accordo di massima che possa avviare il lavoro del Parlamento. Da quel momento in poi, infatti, il premier si sarà garantito una sopravvivenza tutto sommato serena. Tanto più lunga quanto maggiori saranno le difficoltà di raggiungere un'intesa. Quello che Prodi non può assolutamente permettersi è arrivare alla data del 24 aprile senza aver fissato qualche paletto e aver dimostrato le proprie buone intenzioni. Quel giorno, infatti, il comitato per il referendum avvierà la raccolta delle firme e i «piccoli» dell'Unione non hanno nessuna intenzione di arrivare all'appuntamento senza la rassicurazione che il referendum non si farà. Se così non fosse Udeur, Idv, Pdci, Prc e Verdi potrebbero decidere di far saltare il tavolo con conseguenze nefaste per la coalizione di governo. Intanto tra le proposte raccoglie consensi quella avanzata dai Riformatori liberali di ispirarsi al modello spagnolo. Si tratta di un proporzionale puro in cui le circoscrizioni coincidono con le province (il che garantirebbe la sopravvivenza di formazioni radicate sul territorio come la Lega). I senatori ulivisti Giorgio Tonini, Enrico Morando e Magda Negri (i primi due sono tra i promotori del referendum) lo hanno già tradotto in un disegno di legge e anche i «professori» vicini al Partito Democratico (Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti) non disdegnano l'ipotesi. Che sia questo l'uovo di Colombo? n.imberti@iltempo.it