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Fabris (Udeur): «A rischio la nostra lealtà»

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Negli ultimi giorni, però, le pressioni si sono fatte più insistenti. Soprattutto da parte dell'Italia dei Valori e dell'Udeur che hanno sollecitato il Professore a trovare una posizione comune. E alla fine Prodi ha ceduto. A rendere più forte la richiesta dei piccoli è soprattutto la «clava» del referendum. Cioè l'appuntamento che Idv, Verdi, Prc e Pdci vogliono a tutti i costi scongiurare. Ma bisogna fare in fretta. «Tutta la maggioranza - spiega il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris - deve intervenire per fermare il referendum. Il 24 aprile i promotori cominceranno a raccogliere le firme. Se, prima di quella data, non sarà chiara la volontà di intervenire e di far lavorare il Parlamento su un testo di riforma, penserò più al mio partito che alla lealtà della coalizione». Per i «piccoli» dell'Unione, infatti, dovessero passare i quesiti referendari, sarebbe la fine. Così, anche gli altri leader sono scesi in campo per sollecitare una mossa. «Noi di Italia dei valori - ha spiegato il ministro Antonio Di Pietro - riteniamo che sia imprescindibile fare la legge elettorale, farla subito, invece del referendum, e che proprio la clava del referendum possa e debba indurre i partiti a un senso di responsabilità nel farla al più presto possibile». Mentre il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto ha invitato l'Unione «ad elaborare una legge che garantisca l'unità della maggioranza». L'impressione, però, è che non tutti all'interno dell'Unione abbiano la stessa fretta. «Ogni giorno - commenta Fabris - c'è qualcuno che propone di fare qualche riforma per allungare il brodo. Il rischio è che, se mettiamo sul tavolo anche le riforme costituzionali, non si faccia più nulla». Ma i «cespugli» del centrosinistra forse dimenticano che esistono altri due piccoli (anch'essi contrari al referendum) a cui Prodi guarda con un certo interesse: la Lega e l'Udc. A Palazzo Chigi è ormai convinzione diffusa che, se dialogo ci sarà sulla legge elettorale, gli unici interlocutori interessati a giocarsi la partita nel centrodestra sono proprio i partiti di Umberto Bossi e Pier Ferdinando Casini. Ieri il quotidiano della Margherita Europa ha invitato la maggioranza ad assicurare «l'agibilità politica» dell'Udc. E, forse, vanno interpretate alla luce di questa esigenza le aperture di Fassino e Amato verso il modello tedesco. Un modello che però, all'interno dell'Unione, raccoglie applausi solo da Rifondazione Comunista. Discorso diverso per la Lega che è molto più interessata a possibili modifiche della Carta. Tra l'altro i «cespugli» dell'Unione hanno accolto con un certo entusiamo la proposta lanciata dal leghista Roberto Calderoli di una riforma che si ispiri al modello delle regionali prima stesura, quella del 1995. Un sistema di base proporzionale con un premio di maggioranza che al Senato verrebbe assegnato su base nazionale e uno sbarramento che alcuni vorrebbero al 2 ma che potrebbe arrivare al 3%. E così, l'armata dei «piccoli» prepare la propria battaglia. N. I.

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