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Cattolici e Ue

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Dupuy: a Bruxelles il problema è sempre quello delle radici cristiane

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Lo dice il nunzio apostolico presso l'Ue, monsignor Adrè Dupuy all'indomani dell'invito a non votare i Dico rivolto ai politici cattolici dal Consiglio permanente della Cei. Intervenendo alla cerimonia organizzata da Alfredo Antoniozzi (FI - Ppe) per il quinto centenario della morte di San Francesco di Paola - il Santo d'Europa - il nunzio apostolico ha ricordato come «anche 500 anni fa i rapporti tra potere temporale ed ecclesiastico fossero tesi» e il Papa, per giungere a un accordo col re di Francia, inviò proprio Francesco di Paola. Il nodo da sciogliere è l'assenza del riferimento alle radici cristiane del continente all'interno della Norma fondamentale firmata a Roma nell'ottobre 2004 ma respinta dal voto contrario nei referendum in Francia e Olanda. Il semestre di presidenza tedesco ha rilanciato il dibattito sulla Costituzione Europea. E proprio al Ppe si è appellato monsignor Dupuy. Dinanzi a una platea numerosa e costituita da parecchi esponenti italiani del Ppe, a partire dal capogruppo Antonio Tajani, monsignor Dupuy ha ammonito le istituzioni comunitarie. «L'Europa - ha dichiarato - trovi il coraggio di riconoscere le radici cristiane, perché solo così si potrà costruire comune identità europea. Quando il Papa parla di certi temi non si macchia di alcune ingerenza, né intolleranza. Quello della Chiesa è un ruolo necessario, solo così si può costruire un'Europa forte. Serve un'identità culturale e di valori universali che solo il cristianesimo può garantire».

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