A via Due Macelli, nella sede del partito, arrivano centinaia di proteste contro Pier
Ieri sera a «Primo Piano», su RaiTre, il segretario diessino ha evocato lo spettro di Aldo Moro per tentare di «agganciare» i centristi casiniani. E l'ex presidente della Camera delinea la sua strategia: «Questo tipo di bipolarismo è una grande truffa per gli elettori: ecco perché credo nella legge elettorale alla tedesca. Bisogna restaurare la scelta degli elettori. L'altro giorno Berlusconi ha mandato un messaggino a Fassino, e ha scritto 'no preferenze': non mi sta bene. Io sono per le preferenze, perché sono per dare la parola alla gente». Un richiamo - quest'ultimo - che suona stonato, visto che è proprio quella «gente» citata a sproposito da Casini a puntare l'indice contro di lui per essere stato «l'inutile stampella» della sinistra al governo. E non solo: i toni «leghisti, populisti, demagogici e estremisti sono un'assicurazione sulla vita per Prodi». Parole che sembrano studiate per evitare di vincere le prossime elezioni amministrative. «Siamo impegnati a creare un'alternativa seria: io penso ad un centro alternativo alla sinistra», ha detto ieri Casini a Lucca. Ormai la maggioranza degli elettori dell'Udc, dopo il voto a favore della missione in Afghanistan, sembra non essere più con lui. La strada della «follinizzazione» di Casini appare imboccata. Così, se a via Due Macelli arrivano centinaia di telefonate di elettori imbufaliti contro la linea di Casini e Cesa, nella sede del partito non si ascoltano le proteste dell'opinione pubblica ma si pensa solo al prossimo congresso, il terzo in programma alla Nuova Fiera di Roma dal 13 al 15 aprile. E quello che Casini non sopporta - dicono i suoi fedelissimi - è vedere Gianfranco Rotondi con il ruolo di «paciere» tra lui e Silvio Berlusconi. La candidatura alternativa di Carlo Giovanardi non può contare su un numero di firme sufficienti, visto che il partito è organizzato «a misura» di Casini e Cesa. Nell'ultimo ufficio politico si è svolto un duello incandescente tra l'ex ministro e il segretario Udc, con il primo che ha attaccato pesantemente il secondo («ignorante» era l'epiteto più gentile volato tra i due, e l'inelegante sfida è durata a lungo): motivo della contesa, la posizione di un delegato della marchigiana Fermo. È da segnalare che un accordo tra Mario Baccini e Bruno Tabacci sta delineando un curioso asse tra Roma e Milano. Due protagonisti lontanissimi tra di loro, per stile ed elettorato, hanno cominciato a unire le loro forze ma non vogliono presentare un candidato alternativo. Viaggiano insieme (sono stati a Subiaco, andranno nelle Marche), ma Baccini vuol far capire che le sue tessere sono numerose. Casini dice che «non si tratta di polemizzare all'interno del centrodestra, ma di capire che, se questi voti non li andiamo a prendere noi, non possiamo certo pretendere che Berlusconi vada a prendere i voti di chi, nel nome dell'antiberlusconesimo, ha votato a sinistra. Questa è la chiave di lettura della politica italiana». E sa di poter scommettere sul prossimo appuntamento elettorale delle amministrative: un momento sempre fortunato, per un partito che sa di poter contare su sezioni radicate nel territorio che hanno prodotto alle votazioni per le comunali, le provinciali e le regionali risultati superiori rispetto a quelle nazionali. Con signori delle tessere che a livello locale fanno il bello e cattivo tempo ma che non potranno mai essere presentati sulla scena romana, pena la gogna mediatica. La «quinta colonna» della Cdl, come viene definito Casini dai parlamentari di An, Forza Italia e Lega, si sta ponendo in una posizione difficile. [email protected]