Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Volonté: «È vero c'è un po' di agitazione Ma alla fine riusciremo a farci capire»

default_image

  • a
  • a
  • a

Mario Baccini, più pragmatico, la spiega così: «Sull'Afghanistan abbiamo fatto la scelta giusta ma adesso sarà dura spiegarla ai nostri elettori». Due giorni dopo il voto sul rifinanziamento delle missioni italiane all'estero, il problema che agita l'Udc non è tanto il conflitto con gli alleati, quanto il confronto con tutti quelli che alle ultime elezioni hanno scelto di dare la fiducia al partito di via Due Macelli. Un problema che, la sera stessa del voto in Senato, ha evidenziato anche Pier Ferdinando Casini intervenendo in televisione a «Ballarò»: «Domenica — ha raccontato — ero al parco con mia figlia e alcune persone mi hanno chiesto perché abbiamo deciso di votare il decreto del governo. Spero di essere riuscito a convincerne qualcuna». Scommessa, però, che per Carlo Giovanardi è persa in partenza: «Sono in totale disaccordo con la linea assunta da Pier Ferdinando Casini di procedere con due opposizioni separate — ha commentato — Non c'è il consenso della base del partito. Provate a chiedere ai parlamentari quanti sms stanno ricevendo contro questa continua differenziazione». Più cauto Luca Volonté, capogruppo dell'Udc alla Camera, che ammette che qualche problemino con la «base» c'è. Ma comunque il tempo darà ragione al leader del partito. «È vero, il nostro voto è stato scambiato per un appoggio a Prodi. Ma non è così, abbiamo cercato di spiegarlo in tutti i modi. Purtroppo c'è stata una campagna di stampa che ci ha penalizzato e ora abbiamo un po' di difficoltà a spiegarlo ai nostri elettori. Ma alla fine capiranno, noi abbiamo votato con coscienza e soprattutto coerentemente con quanto tutta la Cdl aveva fatto alla Camera». Ma anche di fronte alle perplessità del «popolo centrista» Pier Ferdinando Casini è deciso a non rinnegare nulla di quello che ha fatto. E pazienza se il resto del centrodestra si sente tradito. «Noi — ha spiegato ai suoi parlamentari — abbiamo fatto la cosa giusta, è Berlusconi che non ha capito che Prodi non si manda a casa con la "spallata". Deve cadere da solo, il nostro compito è quello di far esplodere le contraddizioni dentro la sua maggioranza. Contraddizioni che alla fine verranno alla luce». E ancora: «Se Berlusconi e Fini ci avessero seguito al Senato, avremmo avuto molti più voti negativi all'interno della sinistra radicale. Perché si sarebbero sentiti in qualche modo "tutelati" e avrebbero dato sfogo alla loro protesta. Invece...». Invece i toni tra le «due opposizioni» restano duri. L'ex presidente della Camera ieri ha ribadito che resterà all'opposizione ma non ha fatto sconti a Berlusconi che alla riunione dei parlamentari del centrodestra gli aveva mandato a dire che «un grande centro esiste già e si chiama Forza Italia». «Noi abbiamo evitato il disonore dei moderati italiani e grazie a noi forse qualcuno in Italia può anche pensare che in futuro il centrodestra non segua una deriva populista — ha replicato il leader dell'Udc — Nessun uomo politico responsabile, in Europa e nel mondo, del centrodestra può permettersi di votare contro le missioni militari di pace e contro i propri militari». Ma il battibecco a distanza non è finito qui. L'attacco è partito sempre dal Cavaliere: «Casini pensa di esser come Craxi, di fare l'ago della bilancia fra le due coalizioni, ma dimentica che il bipolarismo è un avanzamento della democrazia a cui nessuno vuole rinunciare». Secca la risposta: «Se Berlusconi pensa che il paragone con Craxi mi debba indignare si sbaglia. Craxi è stata una grande personalità politica del nostro tempo e se non faceva alcuni sbagli forse sarebbe stata una delle migliori». Pa. Zap. [email protected]

Dai blog