Mussi chiede al segretario di bloccare il Pd Ma è già tutto pronto per la scissione
Era il verso di una delle più famose canzoni di Fabrizio De Andrè, è la sintesi perfetta dell'appello che oggi Fabio Mussi e la sinistra Ds rivolgeranno al segretario Fassino. L'ultimo appello. Poi, ognuno prenderà la proprio strada. Fassino, con Rutelli, verso il Partito Democratico. Mussi e i suoi a dialogare con la Sinistra Europea e la ricostituente famiglia socialista. In fondo quella dell'appello sembra essere la scena finale di una soap opera che difficilmente avrà un lieto fine. Fassino non ha nessuna intenzione di «fermare il treno del Partito Democratico» così come Mussi, che su questa battaglia interna alla Quercia ha investito molto, non è affatto disposto a fare passi indietro. E la scissione sembra ormai inevitabile. Certo, c'è ancora qualche dettaglio da mettere a punto, ma la Sinistra Ds è pronta al grande passo. L'idea è quella di dar vita ad un movimento che faccia capo ad una Fondazione e che possa dialogare con le forze che, a sinistra, rimarranno fuori dal Pd. Niente fusioni, almeno per ora. In compenso Mussi e i suoi hanno intenzione di dar vita ad un gruppo autonomo alla Camera e al Senato. I numeri glielo permettono. Attualmente la componente di minoranza della Quercia può contare su 24 deputati, 12 senatori e un drappello di 6-7 eurodeputati. Ed è proprio questa concreta possibilità che ha fatto scattare l'allarme al Botteghino. Con i suoi parlamentari quello della Sinistra Ds diventerebbe infatti il terzo gruppo all'interno dell'Unione con conseguente indebolimento dell'Ulivo (e della Quercia). Così nelle ultime settimane i colloqui tra Fassino e Mussi si sono fatti più intensi, ma il segretario è stato costretto a fare i conti con la dura realtà: i margini di manovra sono di fatto inesistenti. E ha provato a correre ai ripari. Ieri ha lanciato un accorato appello dalle pagine dell'Unità («Voglio Mussi nel Partito Democratico»). Un appello che, però, non sembra aver sortito alcun effetto visto che, nella sua intervista, il segretario Ds conferma che il Pd sarà pronto per le amministrative del 2008 (scadenza ribadita anche durante la riunione che Fassino ha avuto con i segretari regionali dei Ds). Nel frattempo da via Nazionale sarebbe partito il «pressing» sugli esponenti del Correntone che puntano ad essere ricandidati alle amministrative di maggio. Proprio il nodo delle elezioni locali spinge la componente di minoranza della Quercia ad un surplus di prudenza. Ieri sera i vertici della Sinistra Ds hanno fatto il punto della situazione prima della riunione che oggi vedrà a Roma i coordinatori regionali. Mussi ha provato fino all'ultimo a convincere i suoi dell'inutilità di partecipare al congresso nazionale di Firenze ma, alla fine, la «linea morbida» sembra aver prevalso. Anche se la posizione ufficiale verrà resa nota solo oggi pomeriggio. Per il momento, quindi, l'unica certezza riguarda l'appello che, sottoforma di documento politico, Mussi e i suoi rivolgeranno a Fassino. Un invito a fermarsi che farà leva soprattutto sui dati dei congressi di sezione dove la linea contraria e critica nei confronti del nuovo soggetto, ha raccolto il 25% dei consensi. Un dato che conteggia, però, anche la terza mozione di Gavino Angius (9,32%). Mozione che sia all'interno della Sinistra Ds, sia al Botteghino, considerano «sotto controllo». Difficile, se non impossibile, che Angius decida di seguire Mussi sulla strada della scissione. In ogni caso, anche la «terza via» ha rivolto ieri il suo appello a Fassino affinché preservi l'unità del partito. E ha lanciato il proprio anatema. «Se il profilo del Pd sarà quello descritto dal Manifesto dei saggi di Orvieto - ha spiegato Angius - molti di noi troverebbero difficoltà ad aderirvi, mi auguro che possa essere superato e riscritto». Insomma, tra appelli e contrappelli, tra scissioni vere e presunte, Fassino sembra avere un'unica soluzione possibile per evitare la catastrofe: fermarsi. Ma non lo farà. [email protected]