L'iniziativa
Questo il presupposto alla base del Manifesto «Più Famiglia», presentato ieri dal Forum delle Associazioni Familiari, già promotore del Family Day. Il progetto, presentato dal presidente del Forum, Giovanni Giacobbe, ha i volti e le voci dell'ex segretario generale della Cisl, Savinio Pezzotta e della giornalista Eugenia Roccella, nominati portavoce nazionali. Due esponenti laici della società civile per sottolineare il carattere secolare dell'iniziativa stessa. È infatti quello dell'indipendenza, dalla chiesa e dalla politica, l'argomento maggiormente ribadito, accanto al carattere non antigovernativo della manifestazione del prossimo 12 maggio. «Manifestare per la famiglia non implica schierarsi contro qualcuno. La nostra - sostiene Pezzotta - è una battaglia laica e di civiltà a favore della famiglia, per il matrimonio riconosciuto dalla Costituzione». La Roccella, un passato in quel Partito Radicale che il padre Franco aveva contribuito a creare e leader di Movimento di Liberazione della Donna nella stagione storica delle lotte femministe, si è soffermata a descrivere l'attuale «profondo snaturamento della maternità» e la differenza sostanziale tra modello familiare, descritto nella Costituzione e quello di coppia, che, al contrario, non necessiterebbe di riconoscimento pubblico. L'adesione al Manifesto da parte dei due portavoce, è completa anche su quelle che vengono definite le «premesse antropologiche». «La famiglia - recita infatti il testo - ha meritato e tutt'ora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che custodisce le radici più profonde della nostra comune umanità». È quindi naturale che «la difesa della famiglia fondata sul matrimonio, sia compito primario per la politica e per i legislatori». Al contrario, il riconoscimento pubblico delle convivenze porterebbe a istituzionalizzare «diversi e inaccettabili modelli di famiglia, in aperto contrasto con il dettato costituzionale». Soprattutto, «poiché ogni legge ha anche una funzione pedagogica, crea costume e mentalità, siamo convinti che siano sufficienti la libertà contrattuale ed eventuali interventi sul codice civile, per dare una risposta esauriente alle domande poste dalle convivenze non matrimoniali». Proprio in ragione di tali antropologiche premesse, risulta difficile non considerare il Family Day come una manifestazione contro i Dico, proposti dal governo Prodi, ma, più genericamente, pro famiglia. Inoltre, sono sempre più numerosi quei maligni che amano associare Binetti e chiesa, teodem e Ratzinger. In effetti, alla conferenza di ieri, l'irriducibile senatrice non mancava.