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L'ex presidente della Camera al Capo dello Stato «Non siamo disponibili a maggioranze variabili»

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Giorgio Napolitano ha a cuore il rispetto degli impegni internazionali e l'approvazione dei provvedimenti che li sanciscono. Ma non entra e non può entrare nel merito di valutazioni politiche sulle votazioni dei singoli provvedimenti, e si guarda bene dal commentarle. Lo ha fatto sapere con una battuta laconica, rispondendo a una domanda dei giornalisti, a margine della celebrazione della Festa dell'Aeronautica Militare, sul Lago di Bracciano. Cosa pensa del voto di ieri al Senato? «Sono molto contento che il decreto sia stato approvato. Non ho altro da aggiungere». Perchè, è la spiegazione, aggiungere altro significherebbe entrare in valutazioni politiche che non gli competono. Da Casini, nell'udienza a porte chiuse, il presidente ha ascoltato una orgogliosa rivendicazione di coerenza politica del voto di martedì con quello già espresso alla Camera da tutta la Cdl. Abbiamo tenuto conto del suo autorevole richiamo, avrebbe aggiunto il leader dell'Udc, a cercare intese più larghe sulle questioni internazionali, ma noi restiamo all'opposizione e ci fa piacere che risulti chiaramente che i nostri voti non sono stati determinanti. Casini ha anche messo in evidenza gli elementi di contraddittorietà e di fragilità della maggioranza di centrosinistra soprattutto al Senato. Ma, a quanto si riesce a sapere da fonti del Quirinale, il leader dell'Udc non ha formulato richieste di intervento del capo dello Stato su questioni politiche o sugli attuali equilibri di governo, nè ha mostrato simili aspettative. «Abbiamo confermato al capo dello Stato ciò che è chiaro a tutti: che siamo una forza di opposizione ferma, che continuerà a dare battaglia in Parlamento dall'opposizione. Non siamo interessati a maggioranze variabili o a forme di cooptazione in questa maggioranza», ha detto il leader dell'Udc al termine dell'incontro al Quirinale. Poi ha aggiunto: «Abbiamo espresso a Napolitano l'opinione che questo governo è causa di una grave crisi istituzionale, in particolare al Senato». Casini ha sottolineato il ricorso continuo alla «decretazione d'urgenza» e il fatto che «i decreti legge vengono inviati al Senato a pochi giorni dalla loro scadenza espropriando di fatto le Camere del diritto-dovere di legiferare. L'Italia ha bisogno di un nuovo governo che dia stabilità al paese - ha detto ai giornalisti il leader dell'Udc - In questo senso anche i numeri del voto di ieri confermano la non autosufficienza politica del governo Prodi e l'incertezza di una maggioranza che non è in grado di assicurare una guida stabile ed una efficace azione di governo»Casini riferisce quindi di aver espresso al Capo dello Stato «le ragioni di una scelta ideale che ci deriva da una tradizione politica di cui siamo fieri. Con il voto di ieri abbiamo difeso l'interesse dell'Italia e dei nostri militari. Abbiamo confermato - ha continuato - ciò che è chiaro a tutti gli italiani in buona fede, che siamo una forza di ferma opposizione». Casini ha quindi spiegato: «Il nostro essere opposizione è diverso dalla scelta che alcuni alleati hanno inteso fare cambiando la posizione che avevano sempre espresso sulle missioni militari di pace. La nostra linea chiara è ferma, a tutela dei valori e degli interessi di quei moderati a cui siamo uniti da un vincolo di fedeltà elettorale». Napolitano ha preso nota. Ha congedato Casini. Ha sviluppato contatti con i vertici parlamentari, con esponenti della maggioranza e del governo, forse anche con Romano Prodi, nell'ultimo giorno della sua visita a Santiago del Cile. Il capo dello Stato non dimentica la delicatezza della situazione. Riflette sulla esiguità numerica della maggioranza, che emerge ogni volta che giunge in aula un provvedimento di rilievo e che non può non influire sulla emanazione dei decreti. Napolitano condivide le preoccupazioni del presidente del Senato Franco Marini sulla solidità del rapporto governo-Parlament

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