Primo intervento del nuovo presidente Cei: «Riconoscere pubblicamente le radici cristiane»
E «personalmente posso solo dire che apprezzo quanto da parte cattolica è stato fatto, impegnandomi ad assumerlo e a svilupparlo». In occasione dell'apertura del Consiglio Permanente della Cei, il successore del cardinale Camillo Ruini ha rilevato che «se la Chiesa cercasse il potere, basterebbe imboccare la via facile dell'accondiscendenza», sottolineando che «è del tutto evidente che quando Benedetto XVI ricorda l'unicità irripetibile della famiglia, lo fa perché, nonostante la crisi profonda che essa attraversa e le molteplici sfide che essa deve affrontare, tutti si sappia adeguatamente difenderla, aiutarla, tutelarla e valorizzarla per il bene concreto, attuale e futuro, dell'umanità». Un modo elegantissimo per riconsegnare al mittente le polemiche dei settori laici del Parlamento. Parole, quelle del neo presidente del vescovi italiani, inserite all'interno di un discorso centrato sul valore della famiglia: «La nostra attenzione verso questo fronte decisivo dell'esperienza umana non è in alcun modo sbilanciata né tanto meno unilaterale», ha affermato Bagnasco nella prolusione. «Il mio arrivare ora alla guida della Cei - ha sottolineato - mi induce a testimoniare la preoccupazione per nulla politica, ma eminentemente pastorale che ha mosso ieri e muove oggi i vescovi su questo tema fondamentale per l'individuo, per la società e il suo futuro». Che non è argomento nuovo per la Chiesa: «Noi da sempre annunciamo e serviamo il disegno che il Redentore ha sulla famiglia cristiana e la dinamica sacramentale che vi è connessa, e dunque anzitutto il matrimonio elevato alla dignità di sacramento». «Sappiamo bene - ha rilevato Bagnasco - che, anche per effetto di una qualificazione della proposta cristiana, il numero dei matrimoni celebrati con rito religioso va contraendosi. I nostri parroci concordano con noi nel voler fare le cose in modo sensato, ma questo rileva la serietà complessiva con cui la comunità cristiana si approccia alla famiglia, riconoscendo anzitutto al matrimonio cristiano il suo primato di grazia e di responsabilità». Proprio per questi motivi i vescovi italiani inoltre appoggeranno senza riserve il Family Day, l'iniziativa indetta per la giornata del 12 maggio che vedrà scendere a piazza San Giovanni in Laterano centinaia di migliaia di persone per manifestare a favore della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. «Come Vescovi non possiamo che apprezzare e incoraggiare questo dinamismo volto al bene comune», ha affermato il nuovo presidente della Cei, secondo il quale il Family Day sarà una «festa della famiglia come è successo anche in altri Paesi». Un'iniziativa che testimonia, ha spiegato, «la preoccupazione» che il ddl sui Dico «ha suscitato in seno al nostro laicato» e che si pone in sintonia con il Concilio Vaticano II «sia a proposito del matrimonio e della famiglia, sia del dovere della partecipazione per una vita civile più equilibrata e saggia». I laici, per Bagnasco, sono oggi più che mai «consci che la famiglia è un bene della società nel suo insieme, non solo dei cristiani». «È noto - ha rilevato il presule - che proprio dall'interno delle aggregazioni laicali è scaturita l'idea di una manifestazione pubblica per il prossimo 12 maggio, che dia ragione della speranza che è in noi su questo nevralgico bene della vita sociale, quale è la famiglia nata dal matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione e dunque al domani» g.ferroni@iltempo.it