D'Alema: «Chi vota no si deve vergognare»
Ha continuato, dal Brasile, il presidente del Consiglio, che ha manifestato il suo apprezzamento per le parole del capo dello Stato e ha ricordato il voto favorevole al decreto della Cdl alla Camera. Ha concluso, parlando da Firenze, il presidente del Ds e vicepremier, che ha definito l'atteggiamento del centrodestra «vergognoso». L'obiettivo è evitare la bocciatura del rifinanziamento delle nostre missioni estere. Un pericolo diventato più concreto alla luce delle recenti posizioni assunte dal centrodestra. Giorgio Napolitano ha sottolineato che occorre ricercare l'intesa sugli impegni internazionali dell'Italia, richiamando «un'esigenza di cooperazione a tutti i livelli e un'esigenza di continuità della vita istituzionale». Il presidente avverte la tensione di una vigilia di votazioni in Parlamento sull'Afghanistan, caratterizzata da uno scontro frontale fra gli schieramenti, da polemiche interne e con il rischio che il governo possa esserne travolto. Ed ecco, dunque, il suo richiamo a preoccuparsi della continuità istituzionale e di realizzare la cooperazione in tutti i campi, anche con «la ricerca dell'intesa su determinate questioni tra le quali quelle di natura istituzionale e quelle, tema scottante oggi, relative agli impegni internazionali dell'Italia». Dal Brasile, il premier si chiede: «Come può l'opposizione permettersi di votare contro, quando ha votato a favore solo pochi giorni fa alla Camera?». E ricorda che «la conseguenza di una bocciatura sarebbe la fine di tutte le missioni italiane all'estero, comprese il Libano e i Balcani, che sono state votate da una larghissima maggioranza del nostro Parlamento». Il Professore, poi, non ha escluso che il decreto possa essere modificato: «Cambiamenti particolari sono sempre possibili. Saranno discussi dal Parlamento», spiega riferendosi ad eventuali emendamenti e ordini del giorno. Più duro il ministro degli Esteri. D'Alema ha affermato che un «no» al voto al Senato «sarebbe una pagina vergognosa del nostro Paese. Non voglio pensare neanche per un momento - ha aggiunto - che noi con il voto del Senato richiamiamo in patria le nostre ong, i nostri militari e funzionari. Spero che alla fine, al di là di tutte le polemiche, prevalga la ragionevolezza per cui una grande maggioranza dei senatori possa sostenere l'impegno di pace dei nostri militari e civili». Il vicepremier ha anche sottolineato che «il rinnovo dello stipendio dei militari italiani impegnati in missioni di pace nel mondo» non è «un aspetto della politica estera del governo ma un atto dovuto del Paese e non dovrebbe suscitare particolare dibattito né apprensione». D'Alema, inoltre, ha ribadito che il dibattito «su cosa deciderà il Senato sulle regole di ingaggio dei nostri militari in Afghanistan» è «surreale», perché tali regole «le decidono altri, non il Senato». Il responsabile della Farnesina, infine, ha precisato che «nessun paese al mondo ha chiesto che la missione Onu venga interrotta e che si ritirino i soldati. Tutti, dalla Russia alla Cina, compreso l'Iran, ci chiedono di restare - ha concluso - Anche l'Iran, che ha avuto problemi con l'aggressività dei Taleban». politico@iltempo.it