La posizione italiana
Al termine delle celebrazioni del cinquantenario dei Trattati di Roma, ha ribadito la sua lotta per inserire nella Carta costituzionale il riferimento alle radici cristiane dell'Europa. «Mi sono battuto - ha spiegato il premier - per questo, ho portato emendamenti in modo che un articolato condiviso potesse essere accettato anche da coloro che avevano una tradizione diversa da questa, praticamente i francesi e i belgi che hanno una tradizione laica della Costituzione. Ho operato perché fosse introdotto l'articolo 52 che guarda al futuro e dà alle chiese un ruolo e un sistema di consultazioni che non hanno mai avuto nella storia europea». Prodi ha osservato: «E' chiaro che se guardiamo al passato il problema è insolubile, ma se guardiamo al futuro il problema è stato risolto, è stato affrontato con uno spirito che dimostra come non ci fosse tanto una pregiudiziale sui contenuti reali, ma proprio sul tipo di formazione teorica dello Stato. Su questo le posizioni - ha concluso Prodi - credo che rimangano immutate anche nel futuro, ma io penso che dobbiamo fare un grande atto di fiducia, abbiamo davanti agli occhi i segni della rottura tra clericalismo e anticlericalismo registrata nel passato. I semi messi per quanto riguarda il futuro fanno pensare con ottimismo sul fatto che si possa lavorare affinché questa ferita non si riproduca». Prodi, per cercare di sbloccare l'impasse nel quale si trovano le istituzioni continentali, non ha perso l'occasione per chiedere di arrivare presto «alla fine del metodo dell'unanimità » altrimenti «è inutile parlare di Europa»: inoltre, ha dimostrato di poter fare alcuni passi indietro, rispetto alle sue convinzioni, affermando di usare «sempre il termine Carta Costituzionale, anche se ci sono Paesi che non lo usano; mi dispiacerebbe molto, ma sono pronto anche a questo sacrificio, a non usare la parola Costituzione purchè ci siano delle regole che permettano alla Ue di far funzionare le sue istituzioni». E una nuova conferenza intergovernativa, a questo punto, sarà indispensabile: «Mi sento ancora coinvolto in uno sforzo globale tutti insieme", ha risposto Prodi a chi gli chiedeva se una soluzione per uscire dalla crisi non possano essere le cooperazioni rafforzate, "è chiaro che se lo sforzo non dovesse avere successo il processo europeo non si può arrestare».