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Bondi e Cicchitto in pressing su Berlusconi Cresce l'idea di astenersi sul rifinanziamento

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E fa pure finta di non sentire le sollecitazioni che gli arrivano dai vertici del partito. L'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu è quello che dentro Forza Italia spinge perché martedì quando si voterà il rifinanziamento della missione in Afghanistan, «non si facciano sconti al governo» e a chi è ancora perplesso spiega che votare no non significa far tornare all'indomani i soldati. Anche il vice coordinatore Fabrizio Cicchitto è per il voto contrario perché, dice, è quanto l'elettorato ci sta chiedendo. Più possibilista l'ex ministro delle Difesa Antonio Martino: «Se il governo accoglie un ordine del giorno dell'opposizione in base al quale i nostri militari vengono dotati di un idoneo equipaggiamento e viene modificato il caveat sulla nostra presenza l'opposizione potrebbe votare a favore del decreto che rifinanzia le missioni internazionali compresa quella in Afghanistan». Ma Berlusconi continua a prendere tempo e ieri chi si aspettava un segnale forte, l'indicazione netta di quello che succederà martedì è rimasto deluso. Anche se cresce l'ipotesi che Forza Italia possa alla fine astenersi. Una decisione che al Senato vale come voto negativo. Il Cavaliere sa che quello della prossima settimana è un passaggio delicato soprattutto per quelli che saranno gli equilibri all'interno del centrodestra. «Qui c'è il rischio che sia l'Udc a dettare la linea politica», confida perplesso il coordinatore Sandro Bondi intercettando il timore di una parte di Forza Italia che vorrebbe anche vedere liquidato il problema Casini. Ed è questo il nodo da sciogliere. La posizione che Forza Italia assumerà martedì potrebbe decidere anche dei rapporti con il leader centrista. Secondo quanto confidano i suoi più stretti collaboratori, Berlusconi sarebbe tentato di rompere definitivamente con Casini, lasciarlo andare per la sua strada. Tanto più che gli ultimi sondaggi indicano chiaramente che la Cdl anche senza Casini avrebbe comunque uno stacco notevole dal centrosinistra in caso di elezioni. Il Cav però sta pensando a «far rovinare Casini» con le sue stesse mani. Ovvero se deciderà per il no all'Afhanistan, il voto non dovrà essere posto in polemica con l'Udc. Sarà poi nell'ordine delle cose regolare i conti all'interno della coalizione. Ed è anche per questo motivo, come si diceva ieri nelle pause di lavoro della convention di Fiuggi, che Berlusconi ha deciso di perseguire la strada della trattativa fino alla fine, di non dare nulla per deciso fino a domani mattina. Una strategia che persegue due obiettivi: ribadire che Forza Italia vuole difendere la compattezza della coalizione, che tiene agli alleati anche quelli più intemperanti e smontare la tesi che è l'Udc a dettare la linea del centrodestra e a condizionare le mosse di FI. Berlusconi guarda anche oltre. Nel pranzo informale alla fine del convegno c'è chi gli ha fatto capire che la linea di Casini sta creando molto malcontento dentro l'Udc e sarebbero in molti tentati dal passare con Forza Italia. Ecco spiegata la cautela di Berlusconi. Il Cavaliere oggi ne parlerà con i suoi alleati, con chi di persona, con chi magari al telefono. Tenendo conto che molti della Cdl saranno stasera a Milano per il corteo per la sicurezza. E il Cavaliere deve dunque fare un po' di conti. Anche perché An e Lega, invece, tengono duro e restano sul fronte negativo. Sembrerebbe strano, dice Maurizio Gasparri, ipotizzare a questo punto «un ripensamento da parte di Forza Italia». An e Lega sono anche sicuri del fatto che di certo non basta pensare ad un odg, riferendosi ai centristi. Tattica descritta dal leghista Roberto Calderoli come il tipico «cavallo di Troia» che «sembra già raccogliere consensi da parte di esponenti della maggioranza». E si chiede: «Ma Follini non sarà un esploratore mandato in avanscoperta p

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