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Montezemolo: «Lo Stato? È un'auto vecchia»

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Per il numero uno della Fiat «chiunque sia il pilota, se il mezzo non è competitivo non vince»

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Chiunque sia il pilota di questa macchina, se il mezzo non è competitivo non vince». Curioso: il suo partito politico ideale (ovvero «Italia Futura») dovrebbe avere sedi anche a Capri e Copacabana, ma il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha scelto una terza soluzione, ieri, per parlare di riforme e marcare la sua distanza da deputati e senatori. La siciliana Taormina, per merito di Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, è diventata il palcoscenico di Montezemolo, che di prima mattina ha voluto affrontare - a modo suo - l'agenda della politica nazionale. «Il soffocamento burocratico pesa sulle imprese e sui cittadini, questo è un tempo su cui auspicare, in un paese così diviso, una convergenza da parte di tutti», è stato l'esordio del numero uno degli industriali: facile strappare gli applausi, con una frase come questa, davanti a un pubblico di imprenditori. E la soluzione non viene indicato, come da consuetudine. Ma l'ambizione di Montezemolo dimostra di superare ogni limite, visto che di fatto varca - a parole - il confine del tradizionale qualunquismo, senza accorgersi però di approdare a proposte vaghe, per non dire confusionarie. Come nel caso della proposta di varare «una bicamerale, o una Costituente»: formule diversissime tra loro, ma che per il presidente confindustriale sembrano identiche. «Auspichiamo e spingiamo in ogni modo affinché la politica e soprattutto il Parlamento prendano una decisione per attuare la riforma istituzionale. Il mondo non aspetta più i rituali di un paese troppo vecchio, troppo complicato, con troppi veti e troppi partiti del no». Ribadendo il proprio «totale rispetto per la Costituzione», Montezemolo ha ricordato che «il mondo è cambiato e perfino i dieci comandamenti si mettono in discussione», ha detto con una battuta - rivolgendosi poi con tono di scuse - al moderatore del dibattito, Bruno Vespa, che ovviamente ha trovato azzardata l'affermazione: «Cardinal Vespa, monsignore, era una battuta», ha saputo solo dire Montezemolo. Ma il leader dei confindustriali ha davvero un progetto politico? Chi lo conosce da vicino afferma che non è in programma un suo intervento diretto: il terreno è troppo accidentato, per un uomo come lui. Le possibilità di farsi male sono parecchie. Ma le critiche sono facili: allora via con affermazioni del tipo «sull'extra-gettito non bisogna mettere il carro davanti ai buoi, prima bisogna consolidare le maggiori entrate e proseguire nella lotta all'evasione fiscale» (segnale chiaro che la Confindustria non è d'accordo con i sindacati sulla distribuzione delle risorse) e «non è possibile che per i prestiti bancari dobbiamo dare in garanzia nostra suocera» (attaccare gli associati dell'Abi è un altro sport nazionale al quale Montezemolo dedica il proprio impegno personale). «Maggioranza e opposizione si mettano d'accordo, e che non abbiano la stessa opinione solo sull'indulto, ma anche su quello che riguarda il futuro del Paese», ha affermato Montezemolo. Tra il pubblico, non mancavano coloro che ricordavano - accadde mesi fa, a Roma, nel complesso monumentale di Santo Spirito in Saxia - che proprio il presidente della Fiat si era reso protagonista di una straordinaria gaffe: «Cari amici di Confagricoltura», aveva ripetuto più volte. Purtroppo, si trovava a una riunione di Confcooperative. Più concreto Vecchioni, che agli iscritti della sua confederazione ha posto in primo luogo la questione dei rapporti di filiera agroindustriali, la necessità di politiche del lavoro coerenti e condivise perché «la ripresa economica non va frenata con interventi legislativi che riporterebbero indietro il Paese». [email protected]

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