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Conferenza coi taleban, crescono i no

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Contrari Boselli (Sdi) e il sottosegretario agli Esteri Vernetti. Primo ok da Kabul

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L'idea di invitare la galassia taleban ad una eventuale conferenza internazionale di pace sull'Afghanistan è sbagliata, ribadisce da Berlino Enrico Boselli: «L'aver detto che servono i taleban al tavolo della conferenza di pace è stato un errore, anche perchè - ha spiegato Boselli ai giornalisti - noi contro i taleban stiamo facendo una guerra; prima vanno sconfitti poi si pone il problema di pacificare». Gli fa eco il sottosegretario Gianni Vernetti: «Ricordo al segretario dei Ds, Piero Fassino, che è sbagliato proporre una conferenza di pace con il coinvolgimento dei taleban», sottolinea. «Non possiamo ridurre il peso e la credibilità dell'Italia», ha aggiunto Vernetti, che ha anche definito la coalizione di governo «eccessivamente eterogenea». Per gli afghani, invece, la possibilità è concreta. La precondizione per una partecipazione dei taleban alla Conferenza di Pace internazionale sull'Afghanistan, proposta dall'Italia, è che riconoscano la Repubblica islamica e accettino la Costituzione afghana. «A queste condizioni saranno benvenuti», ha detto il ministro degli Esteri afghano, Rangin Dadfar Spanta. Amico personale del presidente Hamid Karzai, di cui è stato consulente per gli affari internazionali, dopo il rientro da trent'anni di esilio per lo più in Germania, il cinquantaquattrenne nuovo ministro degli Esteri è una faccia sconosciuta nella politica afghana. Non ha esperienza di guerra, ha lasciato l'Afghanistan subito dopo la laurea e il colpo di stato che fece crollare la monarchia. Spanta è in linea di principio d'accordo sull'idea di una conferenza internazionale, ma sembra essere stanco delle tante parole spese sull'Afghanistan, molte di più degli aiuti concreti. «La condizione essenziale è che qualsiasi conferenza si voglia tenere abbia un'agenda realistica che definisca il sostegno internazionale al governo afghano nella lotta al terrorismo e nella ricostruzione», sottolinea il ministro, in una breve intervista con i giornalisti italiani e afghani, a latere della cerimonia dell'apertura del nuovo anno scolastico a Herat, nell'Ovest dell'Afghanistan, nella scuola superiore dalla quale si diplomò e partì per laurearsi in Scienze politiche a Kabul. Sulla questione del rilascio di Taleban in cambio della vita del giornalista italiano Daniele Matrogiacomo, Spanta è deciso: «È sbagliato mostrare segni di debolezza davanti al terrorismo». Ma il ministro aggiunge che, malgrado Mastrogiacomo non abbia tenuto conto dei pericoli, «per salvare la vita di un ospite dell'Afghanistan e per motivi umanitari», il suo governo ha ceduto: «spero che sia l'ultima volta». [email protected]

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