Mastrogiacomo, l'interprete ancora in mano talebana
Dopo le voci e le «stizzite» smentite di Repubblica ed Emergency che sostenevano che Adjmal Nashkbandi, il giornalista venticinquenne che ha fatto da interprete a Daniele Mastrogiacomo, era trattenuto dai servizi segreti afghani ecco la tragica verità. Ieri a fugare tutti i dubbi è intervenuto il Mullah Dadullah, capo delle forze talebane nel Sud dell'Afghansitan. In due diverse interviste rilasciate telefonicamente a Der Spiegel e al Guardian l'emiro di Kandahar rivela che l'interprete non è stato liberato perchè «gli italiani si sono preoccupati solo del loro ostaggio». Adesso, ha detto Dadullah, per liberare l'interprete vuole Mohammed Hanif il traditore che sta collaborando con gli americani. L'Association Press Television ha ricevuto un video datato 12 marzo: Adjmal dice di «stare bene» e lancia un appello al governo afghano per «fare il possibile» per il suo rilascio. Daniele Mastrogiacomo insime al diretore di Repubblica hanno subito lanciato un appello per la sua liberazione. E per la liberazione di Adjmal si mobilita anche il Comune di Roma: «A cinque giorni dal rilascio di Mastrogiacomo, nulla ancora si sa del suo interprete. Per questo motivo, da lunedì prossimo, abbiamo deciso di esporre la sua foto in piazza del Campidoglio come abbiamo già fatto in numerosi casi analoghi, ultimo proprio quello di Daniele» ha detto Veltroni. Come Dith Pran, l'interprete del giornalista del New York Times in Cambogia, protagonista autentico da cui è stato tratto il film «Urla del Silenzio», il giornalista afghano ora rischia di fare una brutta fine. Ma Dadullah continua a sfruttare al massimo «l'importante successo» per la sua organizzazione, in particolare per il fatto che i due portavoce liberati sono «politicamente importantissimi». Il comandante talebano ha promesso che saranno sequestrati altri giornalisti stranieri, dopo il rilascio di suo fratello e altri quattro importanti miliziani in cambio della liberazione dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo. Al britannico Guardian, Dadullah rivela «di essere felice di potersi concedere un riposo e lasciare per un po' il comando a suo fratello» quel Mansoor Ahmadi scarcerato per rilasciare il reporter italiano. Al giornale tedesco Der Spiegel il comandante dei talebani ha svelato dettagli interessanti sulle trattative avvenute per lo scambio dei prigionieri: «Abbiamo rifiutato l'offerta di un milione di dollari fatta dai diplomatici italiani», ha dichiarato il mullah, il quale avrebbe poi comunicato personalmente all'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che nemmeno 10 milioni di dollari sarebbero bastati per la liberazione dei suoi guerriglieri. Il segnale di Dadullah è chiaro - scrive Spiegel - dal suo punto di vista i talebani non si possono comprare. Indirettamente il mullah ha annunciato di essere pronto a compiere nuovi sequestri di giornalisti occidentali: «Ogni giornalista che senza il permesso dei talebani indagheranno nel sud del Paese verranno sequestrati». m.piccirilli@iltempo.it