La mozione del segretario non sfonda: è dieci punti sotto la media nazionale
Anzi. Lo dicono le cifre uscite dai congressi di sezione che si concluderanno in questo week end: fino a oggi, a due terzi di votazioni concluse, la mozione del segretario, favorevole al Pd, si è attestata al 65 per cento, oltre dieci punti sotto la media nazionale che è attorno al 76, 77 per cento; quella di Mussi, nettamente contraria, al 22, e la terza, quella di Angius, che vorrebbe solo una federazione tra i due partiti, viaggia attorno al 13 per cento. E anche se i fassiniani continuano a ripetere che non si tratta di dati allarmanti, i numeri hanno destato comunque sorpresa. Anche perché nella capitale i fautori del partito democratico non sono proprio personaggi di secondo piano: dal sindaco Walter Veltroni a Goffredo Bettini, autentico «guru» della sinistra romana, che si è speso come non mai per sostenere il Partito Democratico, da Massimo D'Alema al segretario regionale, Luca Zingaretti, schierato con Fassino. Eppure, nonostante tutto, Mussi e Angius filano come treni. E rosicchiano consensi al segretario che, solo due anni fa, aveva il 72 per cento di voti. Esterino Montino, senatore fassiniano, ex assessore capitolino ai lavori pubblici e segretario romano dei Ds prova a dare una spiegazione «storica» del fenomeno. «Roma ha una forte tradizione di sinistra e tutte le volte che ci sono state da fare scelte importanti — come con la svolta di Occhetto nell'89 o dopo il congresso di Pesaro nel 2001 — c'è una forte mobilitazione di iscritti. Quest'anno nei congressi di sezione c'è stato un 25 per cento in più di votanti. È chiaro che in una città fortemente impregnata di cultura di sinistra questi numeri si fanno sentire». «Ma la vera novità — prosegue — è stata la mozione di Angius. È su questo dato che bisogna ragionare. È andata molto forte nelle sezioni della periferia più estrema, dove ci sono colleghi bravi come Giovanni Carapella che hanno influito non poco». Ma i «ribelli» si sono presi discrete rivincite anche in zone più centrali. Nel XX Municipio, dove è compresa la storica sezione di Monte Mario, quella che fu di Enrico Berlinguer, Piero Fassino partiva da una maggioranza quasi bulgara, con l'80 per cento di consensi. Nello scorso fine settimana, invece, il segretario l'ha spuntata su Angius per una manciata di voti (163 Fassino, 156 Angius, 37 Mussi). Stessa tendenza nel XIII Municipio (Lido di Ostia e Acilia), dove la mozione Fassino, scavalcata nella sezione Ostia lido dalla mozione Mussi, è stata messa nettamente in minoranza dagli altri due documenti congressuali, attestandosi sotto il 50 per cento, perdendo 15 punti rispetto alla precedente consultazione congressuale. Sorprendente anche l'esito del congresso della sezione Esquilino (dove è iscritto Goffredo Bettini), che ha registrato il sorpasso della mozione Mussi (69 voti contro 56 della Fassino) e di quello della sezione Alberone, dove Fassino aveva ottenuto il 60 per cento all'ultimo congresso e ora ha perso la maggioranza, con 84 voti del suo documento, contro gli 89 del Correntone. La rivincita di Fassino arriva nelle aziende: nelle sezioni della Rai, di Trambus, dell'Acea, il segretario viaggia su percentuali che sono sopra il 90 per cento. Il motivo? «È un risultato legato a un ragionamento molto pragmatico — spiega ancora Esterino Montino — I lavoratori, davanti a una società che è soggetta a cambiamenti epocali, si sentono quelli più in trincea e quindi rispondono mettendosi insieme, creando una forza che faccia "massa critica". E il Partito Democratico risponde a questa esigenza». Intanto però c'è anche chi invita a non sottovalutare la possibile, futura, emorragia di iscritti. Anche perché pare che i «fassiniani» non usino proprio dei metodi «soft». «Mi hanno telefonato dalla sezione — racconta un iscritto che vuole