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Legge elettorale, Forza Italia non molla

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Gli azzurri: «Bastano poche modifiche». Lite Schifani-Chiti sul voto anticipato

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Se non altro perché stavolta gli interlocutori erano i due capigruppo di Forza Italia, partito dell'avversario politico principale del premier, vale a dire Silvio Berlusconi. Che chiaramente ha mantenuto fede a quanto detto più volte e non è andato a palazzo Chigi ma era come se ci fosse Anche perché prima che Renato Schifani ed Elio Vito si recassero da Prodi nel pomeriggio, il Cavaliere li ha incontrati a palazzo Grazioli, per concordare la linea da tenere. A Palazzo Chigi, Schifani e Vito ci sono rimasti per circa un'ora. La posizione espressa da Forza Italia al premier si basa su tre punti cardine. Vale a dire: il partito di Berlusconi è disponibile a intervenire con piccole modifiche all'attuale sistema elettorale, chiede però che i tempi siano brevi e solleva perplessità su eventuali modifiche costituzionali. Il presidente dei senatori azzurri, al termine dell'incontro spiega quanto ribadito a Prodi, e cioè la disponibilità «a fare modifiche della legge elettorale con l'attribuzione dei seggi al Senato su base nazionale». Da qui la necessità di un «miglioramento della soglia di sbarramento per ridurre la frammentazione partitica». Poi, però, il dirigente azzurro pone una condizione: «Se si realizza questa riforma a soli dieci mesi dall'inizio della legislatura vuol dire che serva a garantire la governabilità. Quindi bisogna tornare al più presto alle urne». Condizione bollatta come «inaccettabile» dal ministro Vannino Chiti: «Non mi convince che si dica che se c'è intesa poi si va di corsa al voto: questa non può essere una base seria per un accordo». Parole che spingono Schifani ad una rettifica: «Per amore di verità vorrei confermare che FI non ha posto al presidente del Consiglio l'aut aut di cui parla il ministro Chiti». Per il resto anche Elio Vito rimarca le perplessità di Forza Italia. «Abbiamo due tipi di perplessità - spiega -. La prima riguarda i tempi». La seconda, invece, è di tipo politico-istituzionale: «Solo pochi mesi fa il popolo italiano è stato chiamato a giudicare un complesso di riforme costituzionali tra cui c'erano anche alcune ipotesi di cui si discute adesso e il referendum le ha bocciate». Naturalmente da Palazzo Chigi non è arrivato nessun commento all'incontro con gli azzurri anche perché, come ha detto più volte, Prodi manterrà la consegna del silenzio fino a quando non avrà finito gli incontri con i capigruppo della sua maggioranza, che dovrebbero essere nella prossima settimana al rientro dal suo viaggio in Sud America.

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