Il militare ferito chiama a casa
Ma la situazione per i quasi 2.000 militari italiani dislocati ad Herat e Kabul continua ad essere ad alto rischio. «Tranquilli, sto bene», sono state le parole rivolte dal paracadutista del 9/o Col Moschin al padre Mario, a Padova. «Ha detto soltanto - ha riferito il genitore - che non ci sono problemi» e che, dopo le cure, Davide non intende lasciare la sua missione all' estero: «questo - ha sottolineato - è il mestiere che fa da 12 anni». E per essere aggiornato sulla salute del sergente, il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha telefonato al comandante italiano ad Herat, il generale Antonio Satta. L'ufficiale ha rassicurato il ministro sul positivo evolversi delle condizioni generali di Bernardin che, secondo la Difesa, «lasciano ben sperare in una rapida guarigione». Intanto, i rapporti degli 007 italiani confermano il progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza del Paese. Pressati dall'offensiva della Nato nel Sud, i Taleban stanno infatti penetrando in aree nelle quali prima non erano presenti. E proprio per evitare queste infiltrazioni i militari italiani e spagnoli stanno presidiando i confini della zona occidentale (dove ci sono i Team di ricostruzione provinciale di Farah ed Herat) con la turbolenta provincia meridionale di Helmand. In questo quadro di alta tensione sono di sicuro da mettere nel conto gli scontri a fuoco. Ad aumentare il grado di minaccia c'è poi il consolidamento di alleanze tra Taleban e cellule di Al Qaida che puntano a contrastare il processo di stabilizzazione dell'Afghanistan. Infine, secondo alcune analisi, anche l' Iran, Paese di confine, potrebbe accrescere la sua influenza sui Taleban. La situazione è «ad alto rischio», ha riconosciuto il presidente della commissione Difesa del Senato, Sergio De Gregorio, ma «i nostri militari sono molto preparati e pronti a rispondere ad ogni tipo di minaccia». L'unica riserva è sugli attacchi aerei. «Ho parlato - ha spiegato De Gregorio - con il capo di Stato Maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola e mi ha assicurato che il contingente è equipaggiato in maniera duttile, con gli armamenti che possono diventare pesanti in caso di necessità».