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Daniele «Non tornerò a Kabul»

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Ieri per lui ancora una giornata intensa che ha visto affiorare i primi segni di una stanchezza interiore dopo un'esperienza terribile e difficile da metabolizzare. È tornato in redazione, a Repubblica, dove lo attendevano i suoi colleghi e subito a Repubblica Tv racconta i giorni del sequestro: ancora particolari e voglia di parlare dei suoi sentimenti, della paura, della solitudine e del senso di gratitudine per quanti hanno fatto sì che tornasse a casa sano e salvo. Poi dal direttore per il brindisi con gli amici di sempre, quei colleghi che insieme hanno vissuto giorno dopo giorno l'ansia e la preoccupazione per il destino di Daniele. Tutto è avvenuto con semplicità: un brindisi per festeggiare il ritorno e uno striscione con la scritta «Daniele bentornato» che campeggia sul palazzo sede del quotidiano. In tanti l'hanno voluto salutare e quasi è stato necessario proteggerlo dall'abbraccio fin troppo caloroso dei colleghi. Sempre affiancato dalla moglie Luisella, Daniele ha dovuto affrontare ancora un impegno: la conferenza stampa, ancora nella sede di Repubblica. In tanti lo aspettano alle 14 e lui arriva elegante in una giacca blu ma a tutti i presenti sembra che la sua inesauribile scorta di adrenalina stia per terminare, la forza nervosa cede il passo alla stanchezza. Insieme a lui, per l'incontro con i giornalisti, c'è Nicola Lombardozzi, capo redattore degli Esteri ma soprattutto uomo-chiave dei giorni del sequestro tanto da essere definito da Ezio Mauro il capo dell'unità di crisi di Repubblica. «Daniele è stanco - dice ai giornalisti - cercate di risparmiarlo». Lui è provato e pur con i vincoli chiesti dall'autorità giudiziaria risponde alle domande anche se brevemente. Confessa di aver confidato sempre nella solidarietà e nel calore dell'Italia, saldamente aggrappato a questi sentimenti che lo hanno sorretto nei momenti più dolorosi, quelli della solitudine e della paura. Non c'è spazio per le polemiche che pure lo toccano: Daniele esprime con semplicità il motivo che lo ha portato in Afghanistan, il suo lavoro da giornalista. Raccontare semplicemente le cose come stanno anche se in alcuni luoghi diventa sempre più difficile: non c'è nessuna ossessione per pericolosi scoop, ma solo una drammatica casualità. Anche la conferenza stampa finisce: in Afghanistan non tornerà, su questo è chiaro. I reportage inviati subito dopo la sua liberazione sono gli ultimi da quel Paese. Ora è tempo di riposare, e di tornare finalmente a casa. [email protected]

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