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Per evitare di cadere l'Unione frena i lavori di Palazzo Madama

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Non si tratta del menu della bouvette del Senato ma dell'ordine del giorno di ieri a Palazzo Madama. Ormai sembra essere questo il destino dei senatori: stare alla larga dai temi profondi e scottanti della politica, ed analizzare i problemi di secondo piano. Il tutto per evitare che la maggioranza vada sotto. Non sia messa in pericolo o in difficoltà. Così come accaduto già una dozzina di volta dall'inizio di questa Legislatura. Altro che maggioranza «sexy» come la definì il premier Prodi, ormai è evidente che ci si trova di fronte ad un caso politico. Da un lato la Camera lavora con la giusta lena, si confronta su argomenti che coinvolgono gli interessi del Paese e dall'altro Palazzo Madama va avanti con il contagocce. E se deve proprio analizzare temi scottanti arriva subito la fiducia per cavare dagli impicci la maggioranza. Una strategia volta a scongiurare il pericolo di infilarsi in situazioni complicate, come quella di un mese fa che portò appunto alla crisi di governo. Da qui la parola d'ordine: ricorrere il meno possibile alle votazioni al Senato, mettere in campo tutte le soluzioni legislative, regolamentari ed amministrative pur di girare al largo da Palazzo Madama e se proprio si deve ricorrere al voto dei senatori farlo con le dovute cautele. Un piano preparato quest'estate da Prodi ed il suo entourage e che viene applicato con precisione scientifica. Ed il successo sta tutto nei numeri. Nella costante e perdurante assenza di partecipazione alla vita politica del Paese dei senatori. Il Senato dopo una lunghissima quanto mai inusuale pausa natalizia è tornato a riunirsi il 23 gennaio. Prima di allora si era riunito 90 volte per un totale di 286 ore approvando 24 leggi. Da questo inizio d'anno i senatori hanno potuto sedersi sugli scranni di Palazzo Madama soltanto in 34 occasioni per un totale di circa 195,82 ore e cioè per 6mila 658 minuti. Calcoli alla mano ogni seduta in media è durata poco più di tre ore, con la conseguenza che la giornata lavorativa di un senatore medio si è ridotta a soli 180 minuti. In termini di votazioni questo ha prodotto complessivamente 30 sedute, ben al di sotto di quelle delle precedenti Legislatura. Infatti nello stesso periodo, nel 2002, furono oltre duemila le votazioni, mentre negli ultimi mesi prima delle elezioni si arrivò a quasi 450. In realtà ad impressionare non sono tanto questi dati ma il rapporto compensi-ore di lavoro che evidenzia come la strategia della «maggioranza sexy» si traduca alla fine soltanto in uno spreco enorme di risorse. Infatti in media un senatore guadagna circa 11mila 127,12 euro lordi che divisi per il numero delle sedute fino ad ora svolte fanno 327 euro a riunione. In breve per ogni ora che i rappresentanti di Palazzo Madama hanno occupato i banchi dell'Aula questi hanno percepito 56,82 euro. Un'enormità se si raffronta questo dato con quello di un normale impiegato che su un compenso di circa 1200 euro e di 160 ore di lavoro percepisce soltanto 20 euro all'ora. In queste 34 riunione del 2007 i senatori hanno approvato in tutto 12 leggi di cui ben cinque sono conversioni di decreti legge. In realtà è bene però precisare che molte di queste leggi varate durante queste sedute non sono altro che ratifiche di convenzioni internazionali, come quella firmata a Parigi sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, oppure leggi per attuare obblighi internazionali e comunitari. Numeri che impallidiscono rispetto alla mole di lavoro del Senato della scorsa Legislatura. Infatti da gennaio 2006 ad aprile 2007 furono ben 208 le leggi varate dalla maggioranza di centrodestra di cui soltanto 38 erano decreti legge.

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