Le reazioni
E non critica le «omissioni» del ministro sulla data in cui dovrà tenersi il summit e sulla partecipazione o meno allo stesso dei guerriglieri talebani. Il centrodestra, da parte sua, sottolinea le contraddizioni della maggioranza in vista del voto al Senato del 27 sul decreto per rifinanziare la nostra missione nel Paese asiatico. «La relazione del ministro degli Esteri D'Alema al Consiglio di Sicurezza rappresenta una svolta nella discussione in sede Onu sull'Afghanistan - afferma Jacopo Venier, responsabile esteri del Pdci - Di fronte al mondo l'Italia ha avuto il coraggio di denunciare i gravi limiti di un approccio solo militare ed ha avuto la lucidità di proporre una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutti i paesi della regione. Ieri la proposta italiana sembrava isolata - osserva Venier - oggi si comincia a capire che la guerra ha fallito e serve un percorso realistico per la pace che coinvolga tutte le parti in conflitto. Ora serve una posizione comune europea che sappia confrontarsi lealmente, ma anche duramente con i colpi di coda della fallimentare politica degli Usa di Bush». Gli fa eco Ramon Mantovani, capogruppo del Prc-SE in commissione Esteri: «Nel giudizio sulla situazione in Afghanistan e nella proposta della Conferenza internazionale formulati dal ministro D'Alema si riflette la posizione dell'Unione contenuta nella mozione approvata lo scorso luglio dalla maggioranza. Ora l'Italia guida un fronte di paesi destinato a crescere continua Mantovani - che si propone di superare la strategia militare applicata in Afghanistan in favore della costruzione di un vero processo di pace». Per Antonio Martusciello, invece, componente della Consulta del presidente di Forza Italia, «il ministro degli Esteri prende impegni a nome dell'Esecutivo e ribadisce la propria fedeltà agli accordi esistenti con gli alleati esteri, ma nel contempo nella coalizione che dovrebbe appoggiare il governo, emergono in maniera stridente opinioni fortemente divergenti».