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Gli ex Ppi all'attacco del vicepremier. Castagnetti: «O sta al governo o fa il presidente di Dl»

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Rinvigoriti dai successi dei congressi provinciali del partito, dopo una serie di riunioni tenute nei giorni scorsi, per bocca di Pierluigi Castagnetti, ieri gli ex Ppi hanno invitato Rutelli a scegliere tra la guida del partito e la permanenza al governo o, in subordine, l'attribuzione di un ruolo di segretario politico al coordinatore. Così, il leader Dl ha anticipato di 12 ore il rientro dal Giappone, dove era per impegni di governo, anche per organizzare la battaglia nei congressi provinciali e regionali in programma nei prossimi giorni. I numeri dei congressi provinciali sin qui tenuti stanno dando ragione all'area popolare dei Dielle, in termini sia di coordinatori locali eletti (73 su 81) sia di delegati che andranno ai congressi regionali (circa il 60%). In una serie di riunioni tenute la scorsa settimana gli ex Ppi hanno tirato le somme di questi risultati, con la convinzione che la transizione verso il Partito democratico ora vada gestita in prima persona, senza deleghe a Rutelli. Ma qui si sono scontrate due linee: quella di chi vorrebbe massimizzare il risultato, presentando al congresso un candidato alternativo a Rutelli (Bindi, Letta, Castagnetti), e quella di chi ritiene inopportuna tale decisione perché poco comprensibile all'opinione pubblica (Marini, Franceschini). Tanto, è il ragionamento, c'è già l'accordo con Fassino e D'Alema per una gestione collegiale del passaggio. E ieri è arrivato l'affondo di Castagnetti verso Rutelli, con l'invito a scegliere tra la permanenza al governo e la guida del partito. Con una subordinata, che però è il vero obiettivo: trasformare il coordinatore dell'esecutivo, «in un segretario politico a tutti gli effetti». Ruolo, quello del coordinatore, oggi ricoperto dal popolare Antonello Soro. L'aut-aut mira a far sì che il Congresso del 20-22 aprile elegga non solo il presidente ma anche, appunto, il coordinatore che avrebbe quindi un'investitura politica forte. Resta però una non piccola incognita: chi dovrebbe assumere questo ruolo? E qui gli ex Ppi si dividono. Franceschini, oggi capogruppo dell'Ulivo alla Camera, ha detto chiaro e tondo che non ne vuole sentir parlare, perché eventuali ruoli vuole giocarli nel Pd; Giuseppe Fioroni dovrebbe dimettersi dal governo, aprendo il varco a un temutissimo rimpasto. Dunque, in prima fila resta Soro. Ma l'ultimatum di Castagnetti, spiegano i deputati popolari, ha anche un altro scopo: la chiamata alle armi negli ultimi congressi provinciali che si terranno sabato e domenica e in quelli regionali in agenda per il week-end successivo. Tre sono le regioni in bilico, Lazio, Friuli e Calabria, e il messaggio inviato a livello locale è di tirar fuori le unghie perché Rutelli non è più onnipotente. Ma il leader dei Dl non sta con le mani in mano. «Castagnetti mostra un'incontenibile nostalgia per il partitino del 4% di cui era segretario», attacca duro il rutelliano Roberto Giachetti, ex segretario della Margherita a Roma. Mentre Rutelli ha già attivato la prima mossa per vincere il congresso del Lazio. Una norma congressuale permette a deputati e senatori eletti o residenti a Roma di votare in questa regione: ebbene Rutelli ha precettato tutti i parlamentari a lui vicini per vincere questo congresso, visto che gli ex Ppi hanno qui solo 8 voti di maggioranza. Prima della partenza per il Giappone, inoltre, era già iniziato il pressing su Lamberto Dini che con il suo Rinnovamento italiano è la terza forza in campo, con circa il 10% dei voti congressuali. Inoltre, sfruttando le divisioni degli ex popolari, Rutelli cercherà di incunearsi con alleanze a geometria variabile per far eleggere propri uomini a macchia di leopardo. È il caso di Napoli, dove si voterà sabato: è vero che non sarà confermato il rutelliano Nino Bocchetti, ma verrà sostituito da un altro fedelissimo del vicepremier, Antonio Polito. Il tutto grazie a un accordo con Ciriaco De Mita.

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