E anche la Camera si impantana
Per tutto il pomeriggio c'è stato un defatigante braccio di ferro tra maggioranza e opposizione mentre dal Senato arrivava il pressing a fare presto. Oggi infatti scade il termine per il passaggio del decreto a Palazzo Madama, dopodichè non ci saranno più i tempi tecnici utili per la conversione in legge. Il Senato deve licenziare il provvedimento entro il 2 aprile. L'ingolfamento della discussione non è solo dovuto all'ostruzionismo praticato dalla Cdl, come ha accusato il centrosinistra. Anche la maggioranza avrebbe determinato un certo rallentamento per fare in modo che il decreto arrivi in Senato in modo che non intralci la votazione sull'Afghanistan. I capigruppo si sono riuniti più volte per cercare una via d'uscita ai problemi. Alcuni passi in avanti sono stati fatti come l'accoglimento di alcune modifiche della Cdl sulla riforma della scuola. Ieri sera dopo la conferenza dei capigruppo il vicepresidente della commissione Attività produttive, Stefano Saglia ha detto che «non ci sono più i margini per continuare con l'ostruzionismo, per cui pensiamo che si può chiudere l'esame domani (oggi, ndr.)». Un'altra polemica è scoppiata sul calendario dei lavori. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha proposto di proseguire con le votazioni fino alle 21 e quindi di passare alla discussione generale sul decreto stadi scatenando però la protesta del vicecapogruppo dell'Ulivo Gianclaudio Bressa. L'idea di Bressa era di forzare i tempi e di andare avanti fino all'esaurimento dell'esame del decreto. Alla fine è prevalsa la linea di riprendere la votazione oggi dopo l'informativa urgente del governo sulla liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo. Al momento di porre la fiducia non si parla ma la maggioranza non lo esclude. A ventilare questa ipotesi è il capogruppo del Pdci a Montecitorio, Pino Sgobio. «L'ipotesi della fiducia torna in campo», ha detto Sgobio. L'esponente dei comunisti italiani ha aggiunto però che «è un po' tardiva». E sullo stallo del provvedimento, Sgobio ha sottolineato: «l'unico motivo vero è che non abbiamo avuto, e non abbiamo ora, il coraggio di chiedere una seduta fiume contro l'ostruzionismo della Cdl che è ormai evidente. La seduta fiume non avrebbe dato nessuna garanzia - ha spiegato Sgobio - ma almeno avrebbe dato una motivazione forte ai nostri deputati, che si sentono ora in balia dell'opposizione». Oggi ci sarà un'altra conferenza dei capigruppo per decidere come procedere e eventualmente prevedere una seduta fiume. L.D.P.