«Si può pensare a un nuovo patto»

Carlo Giovanardi, ex ministro Udc, considerato il più «berluscones» del suo partito, guarda con soddisfazione a ciò che sta accadendo tra Casini e Berlusconi. «Non so se è improvvisamente scoppiata la pace - commenta - ma se è così, è sicuramente un bene». Certo, ammetterà che oggi tra Casini e il Cavaliere sembra tornato il sereno? «Credo sia inevitabile. Dopotutto la base elettorale di Forza Italia e Udc è pressoché uguale. Se a questo aggiunge la grande omogeneità in Europa dove i due partiti fanno parte del Ppe, i contrasti di questi mesi appaiono sostanzialemente incomprensibili. Senza dimenticare, me lo faccia dire, che Berlusconi ha 70 anni e Casini 50». Sta dicendo che Casini, se vuole fare il premier, deve giocare le sue carte all'interno del centrodestra? «In tutta Europa i moderati sono alternativi alla sinistra. Pensi solo al Pp di Aznar o alla Cdu tedesca». Eppure parte del suo partito sembra pensarla diversamente. «Per questo è importante che al congresso si faccia chiarezza. Quando sento il presidente del mio partito Buttiglione che oscilla politicamente e dice che, con un sistema elettorale alla tedesca e lo sbarramento al 5%, ci sarà la possibilità di allearsi con la destra ma anche con i Ds, è evidente che qualcosa non va». La famosa «politica delle mani libere»? «Una politica che non mi piace. Ci siamo già passati con Mastella e, ultimamente, con Follini». Cioè? «Quando qualcuno ha cercato di creare un centro autonomo slegato dai poli poi è sempre finito a sinistra. Questo significherebbe andare contro la nostra storia. La decisione di Marco ci è costata molto. Tra l'altro non c'è elettore disposto a delegare ai partiti la possibilità di scegliere le alleanze dopo le elezioni». Quindi, anche se l'Udc insiste, il modello tedesco non passerà mai? «Il primo a non votarlo sarei io. Il sistema elettorale italiano resterà maggioritario. Anzi le dirò di più, se dovessimo arrivare al referendum, il 90% degli italiani si esprimerà a favore del maggioritario». Torniamo alla Cdl. Ora che Casini e Berlusconi sono tornati a dialogare cosa succederà? «Vedo segnali positivi. L'Udc deve celebrare il proprio congresso e definire una linea chiara per il futuro. Secondo me la strada è quella di lavorare alla sezione italiana del Ppe. Un grande partito dei moderati dove, semmai, potranno esserci delle correnti interne». Insomma, come ha detto Casini, si può pensare ad un nuovo patto all'interno del centrodestra, un'alleanza rinnovata? «Mi sembra possibile e, soprattutto, auspicabile. Un conto è il dibattito interno finalizzato ad un miglioramento della Cdl, un conto le divisioni. L'idea delle due opposizioni, delle quattro opposizioni può durare per qualche settimana, ma alla fine, per vincere le elezioni, serve l'unità. Dobbiamo dimostrare agli italiani di avere una piattaforma di governo condivisa e alternativa a quella del centrosinistra». Berlusconi, però, dice che la Cdl potrebbe vincere anche senza l'Udc? «Non voglio commentare i sondaggi. Dico solo che, l'unico errore che l'Udc deve evitare, è quello di presentarsi alle elezioni da solo. Lo fece già Martinazzoli nel 1994 e i risultati sono davanti agli occhi di tutti». n.imberti@iltempo.it