Oggi le associazioni dei movimenti cattolici decideranno la data: si parla di sabato 12
A quell'ora, infatti, si riuniranno a porte chiuse, nella sede del Forum delle associazioni familiari, tutti i responsabili dei movimenti di matrice cattolica che fanno parte dell'organismo. Scopo primario della convocazione - arrivata nei giorni scorsi ai vertici dei movimenti - è l'approvazione della bozza del Manifesto stilata da un gruppo ristretto di giuristi capitanati da Giuseppe D'Agostino. Una volta trovato l'accordo sul testo si procederà a definire tempi e modi per la grande manifestazione di piazza contro di Dico, ipotizzata per la metà di maggio. La coreografia ipotizzata è un'allegra invasione di palloncini e passeggini in piazza San Giovanni, a Roma, all'insegna ovviamente della difesa della famiglia: si parla insistentemente di sabato 12 maggio o del successivo 19 mentre appare meno probabile la data del 15 maggio, giornata internazionale della famiglia istituita dall'Onu una decina di anni orsono. La scelta del mese di maggio, che a qualcuno potrebbe sembrare troppo lontana, non è affatto casuale: infatti, tra la Pasqua e il ponte del 25 il mese di aprile sembra «inutilizzabile» e così i movimenti, anche per prendersi il tempo necessario a mobilitare più di centomila persone da portare in piazza, hanno scelto maggio. Un appuntamento che sottolineerebbe, nelle intenzioni degli organizzatori del Family day, l'universalità e la laicità dell'iniziativa del cattolicesimo italiano. Al punto che già negli anni scorsi il Forum delle associazioni familiari aveva proposto che venisse istituzionalizzata come festività nazionale. La metà di maggio avrebbe anche il vantaggio di tenere il Family day al riparo dalla concorrenza mediatica (nonché dal rischio di strumentalizzazione politica) delle elezioni amministrative e, in particolare, del ballottaggio. Sulla data delle amministrative, peraltro, il governo è in procinto di prendere una decisione ufficiale. Il 24 e il 25 maggio, inoltre, si svolgerà a Firenze una conferenza promossa dal Governo per varare un piano nazionale per la famiglia. Dunque, quella del 12 maggio rimane la data più probabile. L'ultima parola la dirà il coordinamento dei promotori. D'Agostino ha fatto capire che la macchina organizzativa è pronta per entrare in azione a pieno regime: «Il testo del manifesto è già stato mandato in giro agli altri colleghi - ha spiegato -. Domani (oggi, n.d.r.) si apporteranno, come si prevede, eventuali aggiustamenti e inserimenti. Il Manifesto deve tenere conto delle sensibilità diverse esistenti tra i movimenti». Ma cosa c'è scritto nella bozza del documento? Il testo, particolarmente sobrio, ribadisce che la famiglia è un bene «umano universale», non «specificamente religioso». Va da sé che la difesa della cellula fondamentale della società spetta a tutti «gli uomini di buona volontà». Trasversalmente. Il giurista cattolico non ha mancato di richiamare alla mente la Carta: «I riferimenti alla Costituzione, all'articolo 29, sono di una chiarezza cristallina. La famiglia è una ed è formata da un padre, una madre e dei figli. Ha ragione Cacciari quando dice che dietro ai Dico c'è solo un obiettivo ideologico, vale a dire il riconoscimento del matrimonio omosessuale». E la Cei? Dalle retrovie, i vertici della Conferenza Episcopale Italiana vedono di buon occhio la manifestazione di piazza San Giovanni anche se preferiscono lasciare il campo libero ai laici ai quali spetta l'organizzazione del «Family day». Il neo-presidente dell'Episcopatoa Cei, monsignor Angelo Bagnasco, in una intervista a Famiglia Cristiana aveva messo in luce che le «manifestazioni pacifiche e rispettose, per affermare pacificamente le proprie convinzioni, qualunque esse siano, costituiscono il sale della democrazia. Ma, ripeto, ci si deve comportare in modo assolutamente sereno e non aggressivo, senza portare in piazza uno stile da guerra fredda». [email protected]