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«Non si tratta coi terroristi»

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La Cdl non ha infatti cambiato linea e continua a bocciare l'idea di Piero Fassino, accusandolo di cercare i voti dei senatori dissidenti sul decreto legge che a fine mese dovrà rifinanziare le missioni italiane all'estero. «La proposta di Fassino è da respingere», ha sostenuto senza mezzi termini Enrico Pianetta, di Forza Italia, segretario della commissione Esteri del Senato. E ha aggiunto: «Prima Prodi ha pensato di accreditare Ahamadinejad come mediatore nella crisi israelo-libanese, poi D'Alema è andato a braccetto con hezbollah. Infine Fassino vuol sedere allo stesso tavolo con i talebani. Così facendo si finisce con fare il gioco degli estremisti e dei terroristi, favorendo le loro strategie». «La straordinaria idea di Fassino di trattare la pace con i talebani a un tavolo negoziale è già oggetto di un emendamento al decreto sull'Afghanistan: è il Senato che deve dire se con i terroristi si tratta o li si combatte», ha tuonato il senatore Francesco Storace, che ha anche dichiarato che «se la Conferenza di pace ci deve essere, è il governo legittimo di Kabul che deve dire quali interlocutori ritiene accettabili e non il capo di un partito che non riesce nemmeno a sedersi a tavola con la sua minoranza. Di questo passo, Fassino proporrà di cedere ai talebani tutte le piantagioni di oppio». L'aggettivo «indecente» è stato invece usato da Isabella Bertolini, Forza Italia, per commentare l'idea di Fassino: «Aprire ai talebani significherebbe arrendersi al terrorismo internazionale». E di proposta «strumentale» ha parlato il presidente dei sentori di An, Altero Matteoli: «La Conferenza è una proposta strumentale e utopistica, ogni volta che si avvicina un voto sulla politica estera al Senato a sinistra s'inventano qualcosa per strappare il consenso dei tanti dissidenti della sinistra radicale. Quello di Fassino è l'ultimo tentativo in funzione strumentale, ma i dissidenti, come hanno ribadito l'altro giorno, non si lasceranno convincere da idee e proposte davvero contraddittorie». Secondo Matteoli resta necessario che l'Unione dimostri al Senato di avere una sua maggioranza autosufficiente, a prescindere dal voto del centrodestra». Sulla stessa posizione anche Lega e Udc. «La proposta di una conferenza di pace con i talebani del Mullah Omar rappresenta un cedimento alla radice della lotta al terrorismo che vide la mobilitazione del mondo intero dopo l'11 settembre», ha sottolineato il capogruppo alla Camera dell'Udc, Luca Volontè. E ancora: «Dare il rango di interlocutore politico, al pari del governo legittimo, ai talebani avrà l'effetto devastante e progressivo di accellerare la nascita del Califfato Europeo». Secondo Volontè «fatta salva la buona fede, ora sarebbe il momento giusto per ritirare una tale idea, i cui effetti sarebbero chiari a tutti: la rinuncia della difesa dei diritti umani e della lotta al terrorismo. Piuttosto è questo il tempo di evitare ogni rapporto con Hamas, fino a quando non ci sarà un chiaro riconoscimento dello Stato di Israele». Anche dal segretario della Dc, Gianfranco Rotondi, è arrivata una dura presa di posizione contro Fassino. «Sarà un giorno di felicità per il Paese con la liberazione di Mastrogiacomo che aspettiamo a braccia aperte, ma a parte questa vicenda la politica deve interrogarsi sulla nostra presenza in Afghanistan». Secondo Rotondi «il ricatto continuo della sinistra radicale, la proposta di Fassino per una Conferenza di pace anche con i talebani dovrebbero spingere la Cdl ad assumere un atteggiamento che squarci il velo dell'ipocrisia e dell'ambiguità di questo governo. Come? Non votando il rifinanziamento della missione». [email protected]

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