La proposta
E non è solo per il ritrovato feeling tra Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi, anche i dirigenti dei due partiti, dopo gli scontri dei mesi scorsi, tornano a «corteggiarsi». Il coordinatore nazionale azzurro Sandro Bondi, ad esempio, ha voluto affidare ad una nota alcune considerazioni sul futuro del centrodestra. Considerazioni in cui il rapporto privilegiato tra Forza Italia e Udc la fa da padrona. «Il centrodestra - scrive Bondi - ha il dovere di riprendere da subito quel cammino unitario che ha saputo dare una svolta alla politica italiana nel segno del binomio riforme-governabilità». «Credo sia interesse non nostro, ma dell'intero Paese - sottolinea - superare i tatticismi e gli smarcamenti che hanno caratterizzato in particolare l'ultimo anno, e recuperare ciò che ci unisce, che è molto più di quanto ora ci divide. Se invece di ragionare esclusivamente e ossessivamente sulla leadership si ripartisse dai valori fondanti della nostra storia comune e dai programmi, sui quali non esistono sostanziali diversità, il cammino verso l'approdo unitario sarebbe oggettivamente in discesa». «Sarò testardo a dispetto delle contingenze - dice ancora il coordinatore di Forza Italia - ma ritengo sia mia responsabilità, come coordinatore del partito di maggioranza relativa, riaprire il dossier della sezione italiana del Partito Popolare Europeo, di cui Forza Italia e Udc costituiscono il nucleo fondamentale, in quanto già facenti parte del Ppe, con un allargamento ad Alleanza Nazionale che è già nelle cose tanto più dopo la sua adesione al Ppe, e con un'alleanza federativa con La Lega Nord che ha già dato risultati importanti nella passata legislatura». «È dalla costola italiana del Ppe - continua - che può e deve cominciare a muoversi il Partito delle Libertà, che nella mente e nel cuore del popolo di centrodestra esiste già, molto più che nelle classi dirigenti. Il processo di unificazione tra le forze moderate è una missione che, pur con la necessaria gradualità, rappresenta l'unico progetto politico in grado di dare uno sbocco concreto all'eterna transizione della nostra politica». «L'accelerazione verso il Ppe italiano - conclude - sarebbe utilissima in questo momento di grandi fibrillazioni per ricondurre la Cdl alla sua spinta propulsiva originaria, per uscire dalla stagione degli opportunismi e soprattutto per offrire in prospettiva al Paese un grande partito dei moderati di stampo europeo che completi l'opera avviata dieci anni fa da Berlusconi con la fondazione di Forza Italia».