Di Stefano numero due Udeur
Lui non si scompone: «No, mi bastano le zucchine». E via, il vassoio arancione scivola alla cassa. Forse l'assessore al Personale del Lazio, Marco Di Stefano (nella foto), è l'unico della Giunta a mangiare alla mensa del palazzone di via Colombo. Le cuoche gli danno del tu e se qualcuno ironizza: «È l'unico vero comunista», lui sorride: «Adesso non esageriamo». Di Stefano, eletto alla Pisana con la Lista Marrazzo, è stato nominato ieri vicesegretario nazionale dell'Udeur. Affiancherà il ministro Mastella. Assessore Di Stefano perché ha scelto di passare all'Udeur? «Due anni fa, deluso dal governo Berlusconi e da quel centrodestra, ho deciso di lasciare l'Udc e di candidarmi con la lista civica del presidente Marrazzo. Fu una scelta di campo. Ma dietro le spalle avevo, e ho, un'esperienza politica importante: negli ultimi anni sono riuscito ad aggregare nel mio movimento ("I Moderati", ndr) tanti dirigenti e rappresentanti delle istituzioni. Inoltre, sono un cristiano impegnato in politica. Ecco, in un momento in cui l'Udeur e Mastella sono i protagonisti della difesa dei valori che animano la mia cultura, ho sentito l'Udeur più vicino al mio modo di fare politica». Con Mastella aveva già fatto un pezzo di strada... «Con lui ho cominciato nel Ccd: nel '93 siamo stati tra i primi iscritti. Ora cercherò di allargare gli spazi dell'Udeur nel rispetto di tutti. Sono abituato a costruire e non a distruggere». Il suo passaggio all'Udeur modificherà gli equilibri nelle giunte del Comune di Roma e della Regione Lazio? «È evidente che l'Udeur a Roma e nel Lazio avrà un peso diverso rispetto a prima. Ma questa è un'operazione utile a molti: così rafforzeremo la parte moderata del centrosinistra. È sbagliato parlare di numeri ed equilibri: questa operazione non è finalizzata a ottenere un posto in più o in meno». D'accordo, ma a Veltroni e Marrazzo chiederà che l'Udeur pesi di più. In Campidoglio si sposteranno due consiglieri e il suo partito diventerà il secondo gruppo della maggioranza... «Non mi occuperò dei rimpasti, lo faranno i segretari comunale e regionale». Scusi, ma lei quanti eletti, dai Municipi in su, porterà nell'Udeur? «Oggi nel mio movimento ci sono 50 eletti, ai quali illustrerò il mio progetto politico. Chi vorrà mi seguirà». Veltroni e Marrazzo saranno contenti... «Sono grato a Walter Veltroni perché mi è stato vicino in alcuni momenti difficili della mia vita politica e personale. Se non ci fosse stato lui forse non sarei mai passato al centrosinistra. Ringrazio anche Piero Marrazzo che, con la sua lista, mi ha dato la possibilità di diventare consigliere regionale e assessore. Certo sono anche orgoglioso di aver dato un contributo alla vittoria di Marrazzo, ancora di più perché sono passato con lui quando i sondaggi lo davano dieci punti sotto a Storace». Ma un tempo lei non partecipava alle riunioni per il partito democratico? «Il mio percorso verso il Pd è tramontato: quest'operazione ha accumulato troppi ritardi. Ho la sensazione che il partito democratico che avevamo in mente io, Veltroni e Marrazzo abbia preso pieghe diverse. Mi sembra che non sia più un partito aperto a tutti ma solo a Ds e Margherita. Penso che il rafforzamento del centro possa servire a una possibile alleanza con un futuro Pd». Dicono che Udc e Udeur potrebbero unirsi. O almeno fare una federazione in vista delle Provinciali del 2008. Lei non rischia di tornare al punto di partenza? «Semmai è l'Udc che potrebbe avvicinarsi all'Udeur e non viceversa: io resto nel centrosinistra».